Buon venerdì, prodi seguaci!🍬
A questo punto della 2019 RHC a Reverb di Anna Zabo che non ho ancora letto si aggiunge Il suo corpo e altre feste di Carmen Maria Machado, ma questa volta ho la scusa pronta: in biblioteca è già in prestito e potrò leggerlo solo quando rientrerà, ma sono pronta ad ammazzare il tempo con i libri di ottobre!😎

Per la task 7, che prevede di leggere un libro taggato #ownvoices ambientato in Messico o Centro America, ho scelto Bestiario sentimentale di Guadalupe Nettel, autrice messicana. Forse ho un po’ barato, perché primo non so se sia mai stato taggato come #ownvoices; secondo, non so se tutti i racconti siano ambientati in Messico o Centro America. Però l’ho scelto con le migliori intenzioni!😂

Nei cinque racconti di Bestiario sentimentale la vita degli animali, governata dagli istinti e dalle leggi implacabili della natura, si fa specchio delle relazioni tra esseri umani.
Così, osservando la silenziosa esistenza dei pesci combattenti, una donna si trova a fare i conti con la crudeltà che nasce in un rapporto di coppia agli sgoccioli. Una casa nei quartieri bene di Città del Messico invasa dagli scarafaggi, diventa teatro di una guerra tra specie in cui si rispecchiano i conflitti familiari. Una gatta e la sua cucciolata offrono l’occasione per riflettere sulla maternità, quando è desiderata e quando no lo è. Un fungo e una vipera svelano rispettivamente il misterioso legame che unisce due amanti e il dolore di una passione impossibile.
Attraverso le storie dei loro animali, Guadalupe Nettel, racconta in maniera magistrale la vita di uomini e donne fragili, consumati da amori non corrisposti, colti nei momenti più importanti e delicati della vita in cui decisioni irrevocabili possono cambiare il corso di un’esistenza: mancarsi per un soffio, ritrovarsi o perdersi per sempre.

Puntando sulle task geografiche, la numero 8 prevede di leggere un libro taggato #ownvoices ambientato in Oceania e non appena ho incrociato Volti nell’acqua di Janet Frame, autrice neozelandese che non incontro dalla mia infanzia, cioè dai tempi di Cuor di Formica, che a me piaceva davvero tanto. Anche in questo caso non so se questo romanzo sia stato taggato effettivamente come #ownvoices, ma è scritto da una scrittrice neozelandese ed è ambientato in Nuova Zelanda, quindi bando alle formalità.

«Ancor più di Virginia Woolf, Janet Frame è prigioniera della sua biografia», scrive Hilary Mantel nell’introduzione a questo volume. La grande scrittrice neozelandese trascorse otto anni della sua vita in vari ospedali psichiatrici e fu sottoposta a più di duecento elettroshock, «ognuno pari per intensità di paura a un’esecuzione capitale». La sua intera opera è attraversata da cima a fondo dal ricordo di questo doloroso capitolo della sua esistenza, come ampiamente mostra Un angelo alla mia tavola, l’autobiografia che le ha dato la fama e che fu oggetto di una memorabile trasposizione cinematografica di Jane Campion.
Il libro, tuttavia, in cui la sua esperienza ospedaliera viene restituita nella maniera più cruda e, nello stesso tempo, poetica è certamente Volti nell’acqua, benché Janet Frame abbia scritto di avervi ammorbidito la verità, temendo che altrimenti non le avrebbero creduto.
Istina Mavet è il personaggio principale dell’opera che, come ha scritto l’autrice, non è la semplice rappresentazione di se stessa, ma qualcosa di più. Hilary Mantel ricorda come Istina significhi verità in serbocroato e Mavet morte in ebraico. Istina Mavet è la vittima e, insieme, la testimone di una reclusione in cui è in questione tutto tranne che la cura. L’ospedale dove resta più a lungo ospita pazienti di ogni età e patologia, malati di demenza senile, criminali, persone con disturbi genetici e semplici sofferenze emotive. I medici non si fanno vedere mai e le infermiere hanno il solo compito, non immune da un certo sadismo, di controllare i pazienti.
«Il libro – scrive Hilary Mantel – è una testimonianza di umiliazione e terrore, squarciata da riflessioni raggelanti. Il vissuto dei suoi personaggi viene trasferito sulla pagina con una leggerezza tale che il lettore non lo vive mai come un’esperienza punitiva. È un racconto di sofferenza che riesce a entusiasmare e straziare allo stesso tempo, perché la sua stessa esistenza – il fatto che Istina sopravviva e racconti la storia – dimostra che quella sofferenza non l’ha distrutta».
Contiene certamente pagine strazianti, come quelle in cui vengono descritti i balli e le occasioni conviviali in cui le pazienti, agghindate in vestiti della festa che le fanno sembrare «prostitute da operetta», vengono trascinate fuori dai reparti per divertirsi. Tuttavia, anche le «pagine più buie sono illuminate dalla consapevolezza che la vita umana è qual cosa di prezioso, e che ogni vita è unica».

Ebbene ditemi che ne pensate di questi libri: li avete letti, vi ispirano? Fatemi sapere nei commenti insieme alle succose notizie di come procedono le vostre letture ora che la stagione rende di nuovo piacevole rintanarsi con un buon libro!🛋️
Buon fine settimana!🧡
Solo vedere scritto il nome di Janet Frame mi provoca una incontenibile emozione.
Non ho ancora letto queso libro.
Grazie per la tua restituzione.
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Uh, è un’autrice che ti piace? Io ho letto solo “Cuor di formica” quand’ero piccola e ne ho un bellissimo ricordo. Se hai consigli, dimmi pure, anche se a occhio e croce potrebbe piacermi qualsiasi cosa abbia scritto🧡
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