Ibrahim, Mohamed e Shady Hamadi: tre generazioni di una famiglia siriana che ha vissuto sulla pelle i dolori della dittatura. Poi ci sono Abo Imad, Eva Zidan, Rami Jarrah e molti altri ragazzi che hanno raccontato al mondo la grande rivolta siriana, eroi che lottano per la libertà di un paese schiavo della propria infelicità. Nelle pagine di Shady Hamadi si incrociano i racconti di una stagione di lotte e di speranze che l’Occidente, distratto e colpevole, ha guardato troppo poco. Hamadi raccoglie testimonianze di sacrifici, di sofferenza, di dolore ma anche di coraggio e di aspettative portate avanti con orgoglio. Il libro è un manifesto per il popolo siriano che sta vivendo la sua primavera nelle piazze e nella rete. “La felicità araba” ci racconta quello che per troppo tempo non abbiamo voluto vedere.


Essendo questo libro del 2013, mi sono ritrovata a leggerlo con il senno del poi ed è stato piuttosto straziante. Non che non lo fosse già di suo la storia del popolo siriano, vessato prima dal regime di Hafez al-Assad, poi da quello del figlio Bashar e infine da una guerra civile della quale non si vede ancora la fine, anche se poche notizie arrivano ai nostri media.

La felicità araba, dicevo, è del 2013 e appena due anni prima, nel 2011, erano iniziate le proteste contro il governo – una delle primavere arabe. Hamadi, oltre a raccontare le sofferenze dellə sirianə (che sono un po’ anche quelle della sua famiglia), mostra la speranza che il futuro possa essere diverso, più pacifico e democratico. Purtroppo, sappiamo che la storia è andata diversamente.

Per molto tempo della Siria se ne è parlato solo in termini di in enorme casino, dove non si sapeva chi erano in buoni e chi i cattivi: sull’inferno che stava passando la popolazione non ci si soffermava più di tanto – anzi, c’era il problema di accogliere chi scappava dalla guerra, che sembra passare sempre in primo piano rispetto alle storie personali di coloro che arrivano sperando di trovare quei diritti umani che a casa erano negati loro.

E meno male che almeno lo Stato italiano ha revocato per indegnità l’Ordine al merito della Repubblica italiana a Bashar al-Assad – vorrei sapere com’è che a Napolitano è parsa una buona idea insignire un dittatore della nostra più alta onorificenza…