Buon lunedì, prodi seguaci!🐺
Questo periodo di solito è abbastanza deserto anche sulla blogosfera: si svuotano le città, si svuotano i blog. Quindi ho pensato di pubblicare cosine leggere… poi ho letto Sinner di Maggie Stiefvater, l’ultimo libro della serie sui lupi di Mercy Falls e questo proposito è subito naufragato.
Vi lascio questa citazione che parla di suicidio (quindi attenzione se volete proseguire) e mi sembrava importante condividerla perché c’è ancora molta ignoranza al riguardo.
C’era qualcosa di sbagliato in me.
Il corpo umano non vuole essere ferito. Siamo programmati per sentirci schizzinosi alla vista del sangue. Il dolore è un’attenta orchestrazione di un processo chimico che ha lo scopo di mantenere il corpo vivo. Alcuni studi hanno dimostrato che le persone nate con una analgesia congenita – l’incapacità di provare dolore – si staccano a morsi la punta della lingua e si scavano buchi negli occhi e si spezzano le ossa. Siamo un miracolo di controlli ed equilibri che ci fanno andare avanti.
Il corpo umano non vuole essere ferito.
C’era qualcosa di sbagliato in me, perché qualche volta non mi importava. C’era qualcosa di sbagliato in me, perché qualche volta lo volevo.
Abbiamo paura della morte; abbiamo paura del vuoto; ci azzuffiamo per tenerci vivi.
Io ero il vuoto.
Di cosa hai paura? Di niente.
Non lo stai facendo non lo stai facendo non lo stai facendo.
Ma i miei occhi stavano già lacerando il bagno in cerca di vie d’uscita.
Fidarmi di te?
Non ero destinato a vivere, probabilmente. Ecco perché ero così agitato. La biologia mi aveva formato e poi aveva dato un’occhiata e si era chiesta a cosa diavolo stava pensando e aveva azionato un meccanismo di sicurezza.
In caso di emergenza tirare la corda.
Ero accucciato contro la parete e respiravo nelle mani. Victor mi aveva detto una volta che non aveva mai meditato il suicidio, neanche per un secondo, neanche nei momenti più bui. È l’unica vita che abbiamo, aveva detto.
Anche quando ero felice, sentivo di essere sempre in cerca dei margini nella vita. Delle cuciture.
Ero nato proprio per morire.
Guardai la cordicella delle veneziane del bagno.
Questo è troppo questo è troppo grande per ciò che è successo devi fermarti
Pensai alla gioia di aver registrato il pezzo quel giorno. Cercai di recuperarla, ma era un esercizio accademico. Ogni interruttore chimico dentro di me era scattato su uscire uscire uscire, e la felicità non era neanche un’opzione.
Mi coprii le orecchie con le mani, come a mimare le cuffie, e ascoltai nella mente la canzone che avevo creato, qualcosa che quella mattina ancora non esisteva.
Il volto dei miei genitori.
Mi alzai.
Dovevo… non sentire. Solo per qualche minuto.

Cole St. Clair è tornato. Il carismatico cantante dei Narkotica, scomparso dalla scena dopo essere crollato sul palco in overdose, fa la sua ricomparsa a Los Angeles. È stato assoldato dalla regina delle web Tv, Baby North, per un reality sulla produzione di un nuovo album, ma in realtà è a Los Angeles perché lì vive Isabel, il suo amore di sempre. Cole si è disintossicato, anche se non ha smesso di iniettarsi la sostanza che lo fa diventare lupo. Trasformarsi gli evita di pensare, di dover affrontare la vita, i legami: è una droga anche quella, insomma. Isabel, che a Los Angeles studia per prepararsi alla facoltà di medicina e lavora in una boutique di tendenza, accoglie il ritorno di Cole con sentimenti contrastanti. È l’amore della sua vita, ma le ha spezzato il cuore. Ritrovarsi non è facile. Per Isabel dimenticare il passato e fidarsi di Cole è una sfida; per Cole la sfida è accettare i propri sentimenti, senza droghe e senza trasformazioni.