
Senza mai cedere al catastrofismo, il libro argomenta la drammaticità delle conseguenze dello sconvolgimento climatico, per nulla affrontate dai vertici internazionali, che privilegiano i profitti immediati dei gruppi industriali al futuro stesso dell’umanità.
Di fronte a tale situazione l’autore cerca di rispondere al “rompicapo del secolo”, ovvero come stabilizzare il clima soddisfacendo al contempo il legittimo diritto allo sviluppo di 1,3 miliardi di persone che soffrono la fame e non hanno accesso ad acqua ed energia elettrica. E lo fa con rigore scientifico e sintetizzando gran parte del dibattito dei movimenti ecologisti, dimostrando l’impossibilità di un capitalismo verde, e criticando sia le teorie della decrescita che alcune ambiguità produttiviste del marxismo.
2019 RHC, Task 17: Un libro sugli affari (business)
C’è una brutta parola nel dibattito attuale sul cambiamento climatico ed è capitalismo. Si leggono articoli su articoli sulle colpe dei singoli esseri umani prede della frenesia del consumismo più selvaggio, ma raramente se ne trova uno che punti il dito contro il nostro sistema economico, dal quale quel consumismo nasce.
È il motivo per il quale l’universo ecologista mi è sempre stato un po’ sulle scatole, con la sua voglia di farci espiare le nostre colpe a suon di privazioni e con il suo esaltare asceti che vorrebbero farci tornare all’età della pietra. Per molto tempo è sembrato che non ci fosse alternativa (per lo meno nel racconto mainstream dell’ecologismo) tra questi e chi negava che esistesse una questione climatica.
Poi le generazioni Y e Z sono cresciute e hanno portato una ventata d’aria fresca e, perlomeno nei contenuti rivolti a questo target, vedo il coraggio di incolpare il nostro sistema economico per la situazione nella quale siamo. Altrove decisamente meno (basta pensare a come Greta Thunberg continui a dire nei luoghi del potere che bisogna cambiare andazzo, mentre i media italiani si inventano un’anti-Greta e continuano a dire che dobbiamo chiudere il rubinetto quando ci insaponiamo durante la doccia).
In tutto questo, Daniel Tanuro ci offre la sua analisi (molto lucida, razionale e non allarmista, sebbene ci sia poco da stare allegrə) e la sua soluzione, di stampo socialista, che lui chiama eco-socialismo. È LA soluzione? Non lo so. Però in questo momento su questo pianeta c’è parecchia gente molto più sveglia di me: non sarebbe il caso di iniziare a dibattere seriamente su come cambiare il nostro sistema economico in modo che sia più sostenibile, sia per l’ambiente, sia per le creature che abitano la Terra, compresi gli esseri umani.
