In the venerable history of the Black Dagger Brotherhood, only one male has ever been expelled—but Murhder’s insanity gave the Brothers no choice. Haunted by visions of a female he could not save, he nonetheless returns to Caldwell on a mission to right the wrong that ruined him. However, he is not prepared for what he must face in his quest for redemption.
Dr. Sarah Watkins, researcher at a biomedical firm, is struggling with the loss of her fellow scientist fiancé. When the FBI starts asking about his death, she questions what really happened and soon learns the terrible truth: Her firm is conducting inhumane experiments in secret and the man she thought she knew and loved was involved in the torture.
As Murhder and Sarah’s destinies become irrevocably entwined, desire ignites between them. But can they forge a future that spans the divide separating the two species? And as a new foe emerges in the war against the vampires, will Murhder return to his Brothers… or resume his lonely existence forevermore?


Con The Savior Zia Ward mi ha spiazzato di brutto: è un romanzo piuttosto diverso da come me l’ero immaginato, ma non è stato un male. Anzi, adoro che Ward sia ancora capace di sorprendermi.

Innanzi tutto, pensavo che avrebbe parlato di salute mentale, visto che ci era sempre stato raccontato che Murhder era stato cacciato dalla Confraternita dopo aver perso la testa per aver scoperto la verità sull’identità di Xhex. In realtà, la sua storia è più complicata di così e il suo tracollo appartiene al passato. Poi, c’è un ritorno alle origini, con pochi punti di vista: ne saranno contentə ə fan che trovavano i suoi ultimi lavori affollati, ma a me un po’ dispiace non sapere come se la sta passando Trez (anche se a dicembre uscirà una novella dedicata a lui e Selena… già piango) o che combinano i Bastardi nella loro nuova casa.

Che c’è quindi in The Savior? Molta famiglia, di quella che ti caccia perché non gli vai più bene e di quella che non ti vede davvero, ma dà per scontata la tua presenza. È una dinamica che si trova spesso in storie che parlano di persone LGBTQIA+ e, infatti, l’ho trovata tristemente familiare: il rifiuto, l’allontanamento, la solitudine e la diffidenza reciproca, ma anche i bei ricordi passati, il venirsi incontro, la comprensione reciproca e il cambiamento. È vero che a volte l’amore non basta, ma certamente questo è necessario per trovare il coraggio di buttare giù quelle convinzioni che definiscono il nostro mondo.

Così, mentre la storia tra Murhder e la Confraternita può ricominciare, quella di qualcun altro può avere proprio inizio: la famiglia si allarga e si fa accogliente, come dovrebbe sempre essere. È bene che sia accaduto adesso (dopo averci fatto intravedere Murhder nell’ottavo libro e poi niente, eh, Ward? È stato proprio un lungo viaggio), visto che lei è tornata. In grande stile e con quelle scarpe ai piedi…

Non vedo l’ora di avere tra le mani The Sinner, che uscirà solo tra un anno, mamma mia, non voglio pensarci… Devo concentrarmi sulla novella di Trez e Selena e sulla ripresa dello spin-off (finalmente, il povero Boone era rimasto senza il suo libro), che ci regalerà pure la storia del fratellastro di Rhage! Ma anche per quest’ultimo dovremo aspettare l’anno prossimo… che sofferenza appassionarsi alle serie in corso…