“Sono cresciuta tra la Somalia, l’Arabia Saudita, l’Etiopia e il Kenya. Sono arrivata in Europa nel 1992, a ventidue anni, e vi ho trovato una nuova casa. Ho girato un film con Theo Van Gogh che per questo è stato ucciso a sangue freddo da un estremista islamico, e da allora vivo tra guardie del corpo e automobili blindate. Poi un tribunale olandese ha ordinato che lasciassi la mia casa: il giudice ha dato ragione ai miei vicini nel ritenere pericolosa la mia presenza nel quartiere. Per questo me ne sono andata.” Con queste parole Ayaan Hirsi Ali apre uno squarcio nel racconto drammatico della propria vita, dall’infanzia, trascorsa con la nonna matriarca, custode tirannica delle leggi del clan e dell’islam, alla tortura della mutilazione genitale, dall’esilio cui fu costretta dall’opposizione del padre alla dittatura di Siad Barre, al rifiuto di un matrimonio imposto con la forza. Fino alla fuga dall’islam, all’approdo in Olanda e infine negli Stati Uniti.
Infedele è il resoconto di quanto una religione possa diventare nociva e dannosa per il benessere dei suoi fedeli e di coloro che, loro malgrado, vi gravitano intorno. La storia di Ayaan Hirsi Ali è piena di violenza e disprezzo per ogni diritto umano ed è una lettura molto difficile e penosa: quello che le è stato fatto appellandosi alla religione è assolutamente disumano e in nome di nessuna divinità dovremmo accettare simili abusi.
Tuttavia, credo sia molto difficile far cambiare idea alle persone in merito a questioni religiose e che un approccio troppo duro e inflessibile possa soltanto ottenere come risultato quello di radicalizzare le posizioni, peggiorando ulteriormente la situazione. Quando Hirsi Ali arrivò in Europa, la sua mente era già dubbiosa e ciò che vide e apprese in Olanda le fornì le risposte che cercava da tempo. Ma questa non è la posizione di partenza di chiunque: parecchie persone sono troppo convinte della giustezza di certe pratiche, mentre altre potrebbero avere dei dubbi ma essere troppo spaventate per lasciare le proprie convinzioni.
La religione e le idee a essa connesse fanno parte dell’essenza delle persone e nessuna ammette che qualcosa non vada a cuor leggero: c’è bisogno di molta riflessione e autoanalisi, condite con una sana dose di coraggio per mettere in discussione una parte così intima di sé. Non tutte sono disposte a farlo: quindi, mentre si ribadisce con forza la condanna a pratiche come le mutilazioni genitali e i matrimoni combinati, è necessario promuovere le posizioni più moderate e/o progressiste di personalità religiose importanti e diffondere una cultura laica che spinga per un’interpretazione dei testi sacri alla luce delle attuali conoscenze umane.