Un giallo diabolicamente ingegnoso con colpi di scena inaspettati dietro a ogni angolo, è anche la coinvolgente storia di un uomo e di una donna giunti a un crocevia della loro vita personale e professionale.
Quando un misterioso pacco viene consegnato a Robin Ellacott, la ragazza inorridisce nello scoprire che contiene la gamba amputata di una donna. Il suo capo, l’investigatore privato Cormoran Strike, è meno sorpreso ma non per questo meno preoccupato. Ci sono quattro persone nel suo passato che pensa potrebbero essere responsabili – e Strike sa che chiunque di loro sarebbe capace di tale odiosa brutalità.
Con la polizia focalizzata sul sospettato che Strike ritiene sempre più essere innocente, lui e Robin prendono direttamente in mano il caso e si immergono nei mondi oscuri e contorti degli altri tre uomini. Ma altri fatti orrendi stanno per accadere, il tempo sta per scadere per due di loro.


La via del male, terzo romanzo della serie dedicato all’investigatore privato Cormoran Strike e alla sua assistente Robin Ellacott, è incentrato su crimini che ci porteranno a conoscere traumi del passato di entrambi e a farci vedere come questi, in qualche modo, facciano ancora parte delle loro vite.

Mi è piaciuto molto questo terzo capitolo della serie e, sebbene anche questa volta abbia capito chi fosse l’assassino prima della rivelazione finale, mi sono divertita molto di più a unire gli indizi, visto che il caso era davvero intricato e Rowling sia brava a intorbidare le acque.

Ho riscontrato solo due elementi di disturbo. Il primo riguarda il femminismo: Rowling in questo romanzo ha cercato di mettere in luce e denunciare atteggiamenti sbagliati degli uomini nei confronti delle donne. Questi atteggiamenti vanno dall’ucciderle e farle a pezzi, che è il delitto sul quale è incentrato il romanzo, al trattarle con condiscendenza e paternalismo.

Al centro di questa denuncia c’è Robin, che vuole con tutte le sue forze che gli uomini con i quali ha a che fare smettano di volerla proteggere dal mondo. Rowling è molto abile a mostrarci come questo paternalismo sia così diffuso da colpire anche i personaggi più positivi della storia, come lo stesso Cormoran, che sarebbe l’eroe (o antieroe) della situazione.

L’unico appunto che ho da fare al riguardo è che in un paio di occasioni questo gioco di mostrare e mettere in cattiva luce atteggiamenti sessisti non ha funzionato tanto bene: mi rendo conto di star cercando il pelo nell’uovo, ma sono rimasta piuttosto infastidita da quei due passaggi, visto che il resto andava così bene.

L’altro elemento di disturbo (che in realtà è più una sospensione del giudizio) è stato il modo in cui Rowling ha affrontato il tema dell’acromotofilia, parafilia che indica l’attrazione sessuale nei confronti delle persone amputate, e della sua “parente”, l’apotemnofilia, che invece è il desiderio di subire un’amputazione e può essere associata al BIID, il disturbo dell’identità dell’integrità corporea.

Queste parafilie sollevano ovviamente controversie etiche: è lecito permettere l’amputazione di soggetti sani se questi ritengono “superflue” alcune loro parti? È giusto rendere delle persone disabili perché lo vogliono? Il corpo è mio e lo gestisco io deve avere dei limiti? Se sì, quali?

Non ho risposte a queste domande e non so nemmeno se Rowling abbia dipinto questa parafilia con il rispetto che le è dovuto. Infatti, se nessuno di noi si sorprende del fatto che Cormoran sbotti alla fine del suo incontro con due persone apotemnofile, visto il suo passato, non sono sicura che la ragionevolezza di Robin bilanci il suo sfogo…

Se lo avete letto, fatemi sapere nei commenti quali sono state le vostre impressioni!

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