Ottuagenaria e tormentata dai rimorsi, Giglio Bianco ripensa al proprio passato e a Fiore di Neve, l’amica scomparsa da molti anni che ha avuto un ruolo cruciale nella sua esistenza. Poiché le rimane solo il dono del tempo, vuole onorarlo raccontando la storia della sua laotong – la compagna di parole segrete – e del tragico equivoco che ha amaramente segnato un legame lungo una vita. Ha inizio così una vicenda di intensa drammaticità ambientata nella Cina del XIX secolo, quando mogli e figlie ancora avevano i piedi bendati e vivevano in uno stato di isolamento pressoché totale. Allora le donne di una remota contea dello Hunan ricorrevano a un codice segreto per comunicare tra loro. Si scambiavano lettere tracciate a pennello sui ventagli o messaggi ricamati sui fazzoletti, e inventavano racconti, sfuggendo così alla propria reclusione per condividere speranze, sogni e conquiste. Un viaggio a ritroso orchestrato con magistrale realismo verso un periodo della storia cinese commovente e doloroso insieme, che all’attenzione ai particolari storici e di costume fonde una capacità evocativa straordinaria. Un romanzo lirico e carico di emozioni che analizza una delle relazioni umane più forti e misteriose: l’amicizia femminile.
Fiore di Neve e il ventaglio segreto ha due aspetti che mi sento di segnalare nella recensione: il primo è l’accuratezza con la quale l’autrice si è documentata per ambientare il suo romanzo nella Cina del XIX secolo; il secondo è la banalità della storia narrata.
Per quanto riguarda la meticolosità storica, non sono un’esperta di storia cinese, ma l’autrice nelle note finali al romanzo, cita saggi, documenti e conversazioni con donne alle quali da piccole erano stati fasciati i piedi e che avevano utilizzato il nu shu, il linguaggio scritto (e più o meno segreto) delle donne.
In effetti, la parte strettamente storica è molto bella e mi ha colpito molto. Lisa See si è impegnata anche a cercare di rendere la mentalità delle donne della Cina del XIX secolo e le descrizioni della terribile vita del genere femminile sono a tratti davvero strazianti.
Tuttavia, tutta questa accuratezza storica perde colpi quanto analizziamo la storia romanzata inventata dalla See. La storia dell’amicizia di Fiore di Neve e Giglio Bianco, infatti, è comune a molti romanzi e, come tale, pecca un po’ qualche stereotipo di troppo.
Comunque, tutto sommato, si fa leggere e permette al lettore di avvicinarsi a un mondo che non è poi tanto lontano dal nostro (sessismo a palate, controllo assoluto sulle vite delle donne, la pretesa che una buona donna debba essere sottomessa e sfornare figli maschi e via dicendo).
Perché dici che il mondo cinese del secolo XIX non è tanto lontano dal nostro? A me sembra un’ esagerazione…
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Sì, in effetti, rileggendo, mi sono espressa una merda!
Intendevo dire che le nostre storie hanno punti di contatto in merito al trattamento riservato alle donne (per esempio, bende strettissime per piedi piccoli per le piccole cinesi e busto strettissimo per vitino da vespa per noi…).
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