Buon lunedì, prodi seguaci!
Spero che il vostro fine settimana sia stato migliore del mio che, tra emergenze familiari e referendum andato in vacca, non è stato proprio esaltante. Nella speranza che questa settimana vada meglio, vi posto una citazione da un piccolo libriccino, Le prigioni che abbiamo dentro di Doris Lessing.
Certo, si può sostenere che questo è un modo deprimente di vedere la vita. Significa per esempio che puoi trovarti in una sala piena di cari amici, sapendo che nove di loro su dieci, se il branco lo vuole, diventeranno tuoi nemici – e per esempio tireranno sassi contro le tue finestre. Vuol dire che se fai parte di una comunità unita, sai che puoi permetterti di non essere d’accordo con le idee di quella comunità solo a tuo rischio e pericolo, perché diventerai un poco di buono, un criminale, un malvivente. Questo è un processo assolutamente automatico e quasi tutti in una situazione simile si comportano così.
Ma c’è sempre una minoranza che non lo fa e a me sembra che il nostro futuro, il futuro di tutti, dipenda da quella minoranza. Dovremmo escogitare i modi per educare i nostri figli in modo che vadano a rafforzare quella minoranza e non, come facciamo oggi per lo più, a riverire il branco.
Deprimente? Sì, è vero. Ma, come tutti sappiamo, crescere è difficile e doloroso; e qui stiamo parlando della nostra crescita come animali sociali. Gli adulti che si aggrappano a ogni tipo di illusione rassicurante e di idea per noi consolatoria restano immaturi. La stessa cosa vale per noi come gruppi, o come membri di gruppi – animali di gruppo.
Questo libro raccoglie un ciclo di lezioni che vennero trasmesse per la prima volta nel programma radiofonico canadese “Ideas”, nel 1985. La scrittrice,resa celebre dalle sue opere narrative, si rivela in questi brevi saggi capace anche di analisi socio-antropologiche. Dove finisce la nostra libertà e dove comincia quella del vicino? Passando dal ricordo delle sue esperienze di bambina nella Rhodesia del Sud alle riflessioni sulle dinamiche di gruppo nell’era della comunicazione di massa, la Lessing ci racconta del sottile filo che separa l’esercizio della libertà da quello della brutalità, di un pericoloso ritorno al primitivo che caratterizza i rapporti individuali, il dibattito politico e le relazioni internazionali nella nostra epoca.