Uno studio in rosso è il romanzo che segna l’esordio di Sherlock Holmes, l’investigatore più amato e imitato di tutti i tempi.
Attraverso il racconto del dottor Watson, suo inseparabile socio e amico, vede la luce l’infallibile detective, con la sua intelligenza fulminea e gli straordinari metodi di indagine. Un uomo capace di scovare una verità dove gli altri vedono una bugia, una soluzione lampante in un mistero che per tutti è tremendamente ingarbugliato. La scienza della deduzione e il rigore di una razionalità inflessibile hanno fatto della creatura di Doyle il paradigma dell’investigatore letterario, un mito che sembra destinato a non tramontare mai: nella recente trasposizione cinematografica, per la regia di Guy Ritchie, Robert Downey Jr. veste i panni del protagonista.
Era diverso tempo che pensavo di riprendere in mano la serie di Sherlock Holmes e rileggermela daccapo, integrandola con i libri che mi mancavano. Così, eccomi qui a scrivere la recensione di Uno studio in rosso, che ho letto in questi giorni per la prima volta.
È stato interessante leggere di come sia nato il rapporto tra Sherlock e il dottor Watson, anche se non posso dire che sia stata una sorpresa, tra tutti i film e serie tv che, di botta o di rimbalzo, capita di vedere. In ogni caso, è sempre un piacere stare in compagnia letteraria di Sherlock, capace di spararti un “Elementare” davanti a soluzioni che tu non avresti intravisto nemmeno tra un milione di anni, e di Watson, che condivide con noi lettori la sua meraviglia di persona normodotata di fronte a quel geniaccio del suo coinquilino.
Che poi Sherlock è una vera primadonna, un tizio che si preoccupa quando il detective arriva e gli dice di aver risolto il caso e si ringalluzzisce quando scopre che non è così… non gli importa della pubblicità sui giornali, ma con col ca$$o passerà sopra all’evidenza che qualcuno sia più intelligente di lui… lui è Sherlock Holmes, che diamine!
In generale, ho trovato Uno studio in rosso molto piacevole, fatta eccezione per la parte centrale, nella quale viene narrato il retroscena del delitto: mi è sembrata inserita in modo troppo brusco e non ben amalgamata al corpo principale del romanzo. Peccato, perché presa a sé è una storia coinvolgente, sebbene dimostri l’evidente scarsa stima di Sir Conan per i mormoni… e, almeno per quanto riguarda la faccenda delle donne, è pure difficile dargli torto…
Io lo sto leggendo in questo momento. Mi mancano gli ultimi due capitoli. Mi sta piacendo ma anche io trovo che la parte centrale sia inserita in modo troppo busco e forse occupa troppo spazio all’interno del romanzo.
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Sì, ma d’altro canto è l’esordio per Sherlock Holmes… poi ACD è parecchio migliorato! 😀
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