Buon inizio di settimana a tutti e tutte!
Questa settimana, che si preannuncia purtroppo di caldo intenso, vi posto l’undicesimo componimento de La voce a te dovuta: poema di Pedro Salinas. A me non ha fatto proprio impazzire, ma forse tra voi c’è qualche anima romantica e idealista che apprezzerà la citazione! 🙂
Lì, oltre il sorriso,
non ti si conosce più.
Vai e vieni, scivoli
per un mondo di valzer
gelati, all’ingiù;
e passando, i capricci,
gli impulsi ti carpiscono
baci senza vocazione,
a te, la momentanea
prigioniera dell’agevole.
“Che allegria!”, dicono tutti.
Ed è che tu allora
tenti di essere altra,
così somigliante
a te stessa, che ho paura
di perderti, così.
.
Ti seguo. Attendo. So
che quando non ti osservino
gallerie né astri,
quando il mondo crederà
di sapere ormai chi sei
e dirà: “Sì, ora so”,
tu scioglierai,
con le braccia in alto,
dietro ai capelli,
il nodo, guardandomi.
Senza rumore di cristallo
cadrà per terra,
maschera senza peso
ormai inutile, il riso.
E quando ti vedrai
nell’amore che io ti tendo sempre
come uno specchio ardente,
tu riconoscerai
un volto serio, grave,
una sconosciuta
alta, pallida e triste,
la mia amata. Che mi ama
al di là delle risate.
Pubblicata nel ’33, questa raccolta si colloca in un momento centrale, di piena maturità del suo autore. Attraverso i suoi settanta componimenti scorre un intero poema d’amore compatto nel suo tessuto tematico e sentimentale, intervallato di silenzi che sono solo pause di respiro.
Anche un canzoniere, dunque, ove l’amore si esplica in una continuità di ricerca quasi sperimentale, in una ripresa continua di motivi combinati fra loro, in un linguaggio sottilmente rinnovato, aperto alla trasformazione fantastica. Un lavoro capillare, nascosto, ma di grande suggestione per chi sa percepire le segrete sonorità della poesia.