La grande ricerca sembrava conclusa. L’Orb era tornata nella reggia dei re di Riva e Garion sedeva sul trono che era legittimamente suo a fianco della sua deliziosa regina, Ce’Nedra. Ma ad oriente il maligno dio Torak, tutt’altro che sconfitto, stava anzi per risvegliarsi a preparare la sua rivincita. Garion non poteva sfuggire alla Profezia: un ultimo, estremo confronto lo attendeva, in cui uccidere o essere ucciso. La guerra fiammeggiava nuovamente lungo i confini dei regni occidentali e un viaggio pericolosissimo attendeva Garion.


Ebbene, la serie è finita, andate in pace. Questo è più o meno ciò che ho pensato arrivata alla conclusione di La fine del gioco. Tutto è bene quel che finisce bene – soprattutto se è senza sorprese.

O meglio, forse la sorpresa avrebbe dovuto esserci, ma non mi ha impressionata più di tanto. Un viaggio molto lungo per arrivare al dunque, tanti e complessi preparativi perché la famosa Profezia “buona” si compisse e poi? Il povero – si fa per dire – Torak viene liquidato con pochi colpi di spada e qualche frasetta sprezzante. Cascano le braccia al pensiero di averlo temuto per quasi cinque libri, questo feroce Signore del Male.

Dalla parte dei buoni, sono rimasta parimenti sconcertata da Garion. Il ragazzo si prepara ad affrontare Torak per la resa dei conti e se la fa sotto dalla fifa. Un lettore si aspetta che maturi, che succeda qualcosa nella sua testolina che lo renda pronto a fronteggiare un dio. Niente. È all’incirca lo stesso Garion che è partito dalla fattoria di Faldor. Tanto ci pensa la Profezia a diventare ciarliera e a spiegargli quello che deve fare; al resto pensa l’Occhio. Mah.

La sua futura moglie, dal canto suo, passa con disinvoltura dall’essere una bambina viziata – e, francamente, insopportabile – a radunatrice d’eserciti. Tuttavia, penso che, facendo una media, la parti in cui è una bambina viziata prevalgano. Un vero strazio.

Belgarath e Polgara tengono su tutta la baracca, insieme a Beldin (mitico!) e i due gemelli (che parlano come Qui, Quo, Qua). Sebbene viaggino separati per gran parte del romanzo e i loro battibecchi ci siano, ahimè, risparmiati, rimangono tra i personaggi migliori della serie (quelli che ti fanno desiderare di continuare a leggere nonostante tutto, per intenderci). Il colpo di coda finale di Belgarath a Polgara… mi ha fatto ribaltare dalle risate.

Tuttavia sul podio delle risate c’è solo Silk. Non so cosa avrei fatto senza di lui (*cough, cough* non avrei finito la serie). Irriverente e farabutto, non vedevo l’ora di leggere i suoi commenti. Peccato che per lui non finisca esattamente con “e vissero tutti felici e contenti”. Ma forse se la passeranno peggio tutti i mercanti che saranno costretti a fare affari con lui…

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