“As a general rule, you won’t find the love of your life while you’re on your knees under a table.” — Helios Dayspring

Pasha is a slave, whoring for travelers at the most dangerous bar on Warlan. He has no memory, no future of his own, yet deep inside Pasha knows that that he is meant for better things. The day that Pasha spots the dangerous pirate in the bar, he knows that he mustn’t let the stranger slip away, regardless of what he must do to attract his attention.

Captain Griffin Hawke spent the greater part of a decade searching for his lost king, only to find Helios Dayspring crouched between his knees, swathed in the robes and shackles of a whore. Though he is appalled by the downfall of his king, the hardened officer finds himself falling for the allure of the sensual creature who has taken his place. Returning Helios to his position on the throne is the only right thing to do, yet Griffin knows that in doing so, he risks losing his lover forever.

“A whore is a whore is a whore, unless he’s something else completely. I guess I must be an uncommon whore.” — Helios Dayspring


Francamente sono rimasta sorpresa da questo romanzo. L’avevo scelto proprio perché pensavo fosse bruttarello: avendo letto un libro che mi era piaciuto molto, temevo di snobbarne uno buono. Della serie “se devo schifarmi, che sia per un buon motivo”. Tra i consigli di Goodreads, quindi, mi sono imbattuta in An Uncommon Whore, che sembrava rispondere ai requisiti: oltre al titolo orrendo, ha una copertina inguardabile e una trama che prometteva tanti salti nel letto e poca sostanza.

In effetti, anche l’inizio sembrava darmi ragione: sembrava tutto molto poco rimarchevole. La solita minestra in salsa fantascientifica (con incluso magnaccia rettiliforme). Abbiamo un prostituto che non è quello che sembra e un tipo, Griffin, che lo cerca in lungo e in largo per le galassie e che – guarda un po’! – se lo ritrova tra le gambe in ginocchio (immaginate a fare cosa). Ovviamente, nonostante il prostituto abbia il volto coperto, Griffin lo riconosce (tecnica inconfondibile, ragazzi).

Segue la liberazione e la fuga, ed è adesso che il romanzo cambia registro. Diventa molto più interessante, sia dal punto di vista del rapporto tra i due, sia per quanto riguarda l’ambiente nel quale si muovono. Viene fuori, infatti, che in passato le cose tra Griffin e Helios, l’ormai ex-prostituto, non sono state facili, principalmente perché erano – e sono – due idioti orgogliosi. Ma adesso che hanno entrambi attraversato l’inferno e sanno cosa siano umiliazione, dolore e tradimento, non possono proprio nascondersi dietro al loro orgoglio.

In particolare, Helios, voce narrante del romanzo, con la sua decisa ragionevolezza piena di dignità mi ha messa al tappeto. La sua tranquilla determinazione nel far capire a Griffin che nel loro rapporto di attivo/passivo non c’è niente di umiliante, ma fa semplicemente parte del loro carattere e del loro modo di essere è meravigliosa.

I looked him in the eye. “I know the difference between sex and love. I know what it feels like to truly submit to another. And I know what humiliation is. I would never humiliate you, Griffin. I would never dominate you just for the sake of domination. I might be aggressive sometimes, as you are sometimes aggressive with me. And when you are, it’s exciting and powerful and so amazing to feel you unleash all that strength. But sometimes I feel that way too.”

Griffin, dal canto suo, è bloccato da innumerevoli sensi di colpa e dai loro ruoli nella società. Ci vorrà tutto il fascino di Helios per farlo capitolare…

Il finale del libro poteva essere migliore – o comunque meno frettoloso. Ma immagino che la McBride si sia lasciata la parte politica e familiare per il secondo volume…

4 stars smaller