Con un atto di eroismo e sacrificio, la sorella di Anderson Rawn lo salva dalla distruzione della loro piccola colonia mineraria, ma le sue azioni condannano il tredicenne a dieci anni di solitudine nell’iperspazio, nel viaggio alla ricerca di una nuova casa. Usando l’elettronica e la disperazione, Anderson si costruisce una famiglia per tenergli compagnia, ma la famiglia non sempre è una benedizione.
Quando finalmente Anderson arriva, C.J. Poulson lo accoglie con curiosità e stupore, perché chiunque sopravviva a un inferno e reinventi la scienza olografica è una leggenda e merita il rispetto di C.J. Ma più questi indaga su come Anderson sia sopravvissuto negli ultimi dieci anni, più si sente attratto da una fantasia davvero pericolosa, una fantasia che può offrire la chiave della salvezza di Anderson e della sua distruzione.
Nonostante le sue migliori intenzioni, C.J. non può resistere alla seduzione di Anderson. La loro attrazione rischia di distruggerli entrambi, perché il cuore di un uomo che riesce a sopravvivere alla distruzione del suo popolo e a rimanere consapevole di sé è il cuore di un vero uomo, e non potrà essere rinnegato.
Amy Lane mi piace molto come autrice: perfetta per quando vuoi prendere le tue emozioni e dar loro una bella scrollata. Infatti, anche questa volta non sono rimasta delusa: la parte emotiva del romanzo funzionava benissimo. Ciò che mi ha lasciata perplessa è stata l’ambientazione e gli ologrammi.
Per quanto riguarda l’ambientazione, stiamo parlando di un romanzo di fantascienza che si svolge in un pianeta al di fuori del sistema solare. Ergo, il lettore si sarebbe aspettato qualche spiegazione al riguardo. Invece, niente. O meglio, Amy Lane dà per scontato che il lettore sappia in quale ambiente si muovano i suoi personaggi.
Ora, io sono una fan del mostrare a scapito del descrivere, ma un autore non può pensare di catapultare il suo lettore su un altro pianeta senza dargli uno straccio di spiegazione. Il lettore avverte un certo vuoto mentre legge: non sono mai riuscita a visualizzare i luoghi frequentati dai personaggi. Tutto è rimasto sfuocato.
L’altro elemento di perplessità sono stati gli ologrammi. Nel mondo creato dalla Lane, gli ologrammi aiutano gli esseri umani in vari lavori e sono considerati cose inanimate. Uno dei protagonisti – Anderson –, costretto per molti anni a stare da solo su una navicella spaziale, riesce a creare ologrammi senzienti che gli tengano compagnia durante il viaggio.
Molto bene. Come ha fatto? Come sono fatti questi ologrammi? Come l’ambiente circostante, anche gli ologrammi mi sono apparsi sfuocati, e questo è stato davvero un problema, visto il ruolo centrale che rivestono nel romanzo. Ogni volta che facevano la loro apparizione, pensavo: “Ma come funzionano di preciso?”. Non pretendevo una disquisizione sui linguaggi informatici o qualunque altra cosa serva a creare ologrammi, ma un minimo si spiegazione l’avrei apprezzata.