Il possesso delle reliquie di santa Winfred ha scatenato una controversia fra i monaci benedettini di Shrewsbury e gli abitanti di un pacifico borgo del Galles. Dopo le trattative, e le minacce, a complicare le cose viene scoperto il cadavere di Rhisiart, il principale oppositore dei monaci, trafitto da una freccia. Sulla piccola ma combattiva comunità sembra abbattersi la maledizione della santa. Ma fratello Cadfael non si accontenta delle apparenze, e, tra sospetti, reticenze e falsi indizi, riesce ancora una volta a far luce su un caso complicato e imbarazzante. 


Non mi era successa una cosa del genere: fin dalle prime pagine di questo romanzo mi era chiaro chi sarebbe morto, chi sarebbe stato l’assassino e quale sarebbe stato il movente. Se avessi letto tanti gialli, tutto questo avrebbe potuto essere comprensibile, ma non è così.

La vicenda è ambientata nel Medioevo, prevalentemente in Galles. Ora, io non ho mai amato particolarmente il Medioevo, quindi sulla parte storica esprimerò un giudizio da lettrice. L’impressione è stata quella di una “contemporaneizzazione” del periodo storico. Ho trovato inverosimili molti dialoghi, che avevano un piglio troppo moderno a mio avviso. Certo, la scorrevolezza del romanzo ne avrà guadagnato, ma si è perso spessore. L’intera faccenda avrebbe potuto essere ambientata in qualunque epoca del passato, senza che questa influisse granché sul corso degli eventi. Sembra che l’autrice avesse semplicemente bisogno di un’epoca senza particolari tecniche investigative.

Poiché tutto il mistero gravita intorno alle reliquie di una santa e l'”investigatore” è un monaco (Cadfael), la religione e alcune sue degenerazioni (fanatismo e carrierismo) trovano ampio spazio. Mi piacerebbe dire che la concretezza del protagonista faccia da contraltare all’arrivismo senza scrupoli e al desiderio di grandezza spirituale. Purtroppo il più delle volte sembra una macchietta. Ha troppo poco spessore per poter scatenare riflessioni nel lettore. Non è abbastanza nemmeno per strappargli una risata. L’unico personaggio simpatico, John, viene fatto “sparire” insieme alla sua miscredenza mille volte più efficace dei discorsi da uomo di mondo di Cadfael.

Tutte le indagini si svolgono tra tentativi e ipotesi piuttosto noiose, visto che da lettrice avevo già intuito come si sarebbe risolto il “mistero”. Non c’è stato un solo depistaggio che mi abbia fregata e che mi abbia fatto pensare: “Aspetta un attimo, sarà mica…?”. Tutto previsto, tutto calcolato. Vien quasi da entrare nel libro e intimare a tutti di darsi una mossa…

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