Pochi mesi dopo la morte della madre, l’undicenne Vaelin Al Sorna viene portato da suo padre alla Casa del Sesto Ordine, una confraternita di guerrieri devoti alla Fede, che diventerà la sua nuova famiglia. Sulle prime il ragazzo si sente tradito dal proprio genitore, ma la sua tempra forte lo aiuta ad affrontare l’addestramento severo e le terribili prove a cui tutti i membri dell’Ordine vengono sottoposti. Ma per Vaelin e i suoi fratelli, diventati temibili guerrieri, il futuro ha in serbo molte battaglie in un Regno dilaniato da dissidi e il cui sovrano nutre mire di espansione. E tra segreti e complotti, il giovane dovrà fare i conti con la sua voce interiore, un canto misterioso che lo guida, lo avverte del pericolo, lo rende immune alla fatica, sensibile alle voci della foresta. Il canto è un dono del Buio, può ardere o spegnersi, non proviene da nessuna parte e non può essere insegnato: solo occorre affinarne il controllo, esercitarlo, perfezionarlo. Il canto è Vaelin stesso, il suo bisogno, la sua caccia. E presto gli rivelerà che la verità può tagliare più a fondo di ogni spada.
Ho iniziato a leggere questo libro sull’entusiasmo degli ottimi giudizi che aveva su Goodreads e purtroppo, come accade sovente, i bollenti spiriti si sono presto raffreddati. Ero già pronta a scrivere che sembrava un mix di roba già letta (e tremendamente lento), ma poi è accaduto l’imponderabile: dalla seconda metà si è ripreso e si è fatto più interessante.
Penso che Anthony Ryan abbia del potenziale, ma che debba ancora tirarlo fuori (e questo è il motivo per il quale il mio giudizio è aumentato con il proseguimento della lettura). Ci sono due elementi che penalizzano questo libro: la lunghezza e la (non)caratterizzazione dei personaggi.
Premettendo che non sono tipa da comprare libri in base alla lunghezza, direi che in questo romanzo ci sono troppe pagine. Nella prima metà, durante l’addestramento del protagonista e dei suoi compagni, l’esubero è particolarmente evidente e rende la narrazione annacquata. Infatti, per quanto la trama possa essere intrigante, il lettore è così impegnato a mantenere viva l’attenzione che non riesce a sorprendersi, ed è un vero peccato.
Per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi, invece, l’ho trovata carente. Il protagonista, Vaelin, avrebbe tutte le carte in regola per essere un buon personaggio in cui identificarsi, ma gli manca personalità. I suoi amici “soffrono” ancora di più di questa mancanza e risulta difficile al lettore soffrire/gioire con loro.
L’aspetto che mi ha intrigato di più è stato la Fede, argomento quanto mai attuale. Mai sentito parlare di guerre per conquistare potere combattute in nome della Fede? Vaelin e i suoi amici sono proprio incastrati in una guerra del genere: tutti reagiscono in maniera diversa – dal cinismo alla fece cieca -, ma tutti sono pedine egualmente sacrificabili.
Molte cose non sono quello che sembrano: i misteri sono tanti e mi fanno desiderare di continuare a leggere la saga. Anthony Ryan, ti tengo d’occhio: tira fuori gli attributi e fammi leggere qualcosa di meglio!