Gli abitanti di Pern sono in eterna lotta contro le invasioni dei Fili, spore distruttrici che in epoche fisse attraversano lo spazio. Ma i coloni terrestri sono aiutati dai Draghi, enormi animali prodotti per selezione genetica, dotati di intelligenza e di straordinarie facoltà, come la telepatia e la capacità di teletrasportarsi attraverso il tempo e lo spazio. In questo libro è narrata la storia del Drago Bianco, una creatura anomala nata da un uovo manomesso, ma che dietro il suo aspetto inconsueto nasconde capacità che lo faranno diventare il Re della stirpe dei draghi.
Proseguendo nella lettura di questa serie continuo a chiedermi: come mai non la conosce nessuno? Se pensate al fatto che Anne McCaffrey ha avuto per prima delle idee molto influenti in seguito (vi dice niente la telepatia drago-cavaliere?), è davvero strano.
Comunque, bando alle ciance. Il drago bianco è la degna conclusione di questa prima trilogia di Pern. Ritroviamo i vecchi personaggi ai quali ci siamo davvero molto affezionati (F’lar e Lessa con Mnementh e Ramoth, F’nor con Canth, Brekke, Robinton, etc…), ma è incentrato su Jaxom, giovane destinato al comando della Fortezza di Ruatha, e il suo drago Ruth.
Jaxom e Ruth sono davvero una coppia di personaggi intriganti. Jaxom l’abbiamo davvero “visto” nascere e crescere. Qui lo ritroviamo in cerca di quello che vuole veramente ed è davvero difficile per lui capirlo. Sì perché Jaxom si trova ad essere contemporaneamente Signore – futuro – di una Fortezza e dragoniere, fatto mai avvenuto su Pern. Quale delle due essenze prevarrà? Certo è che Lytol, suo tutore e reggente di Ruatha, ha fatto un ottimo lavoro con lui: Jaxom è un ragazzo serio e intelligente. Uno con la testa sulle spalle. L’autrice è abilissima nel tratteggiare la sua personalità, con i suoi dubbi, ma anche con le sue decise prese di posizione (perché quando è troppo, è troppo!).
Dall’altro lato abbiamo Ruth, drago anomalo perché tirato fuori dall’uovo, più piccolo della media e, soprattutto, bianco. O almeno queste erano le sue anomalie evidenti alla nascita. Poi si è scoperto che le lucertole di fuoco lo adorano, che interagisce in modo più articolato con il suo cavaliere e tante piccole (ma utili) differenze con gli altri draghi. Insomma, anche il piccolo Ruth ha una sua personalità e non esita a tirarla fuori, specialmente in difesa del suo cavaliere (i loro dialoghi in cui riaffermano la loro devozione l’uno per l’altro sono davvero toccanti).
Una menzione speciale la meritano F’lar, Lessa e Robinton. Ho adorato F’lar e Lessa fin dal primo libro, così coraggiosi e decisi nel portare avanti il loro progetto innovativo per il bene di Pern! Sono due personaggi estremamente carismatici, senza nulla togliere alla loro simpatia.
Robinton, il Maestro Arpista, è semplicemente Robinton. Ad un certo punto del romanzo ho avuto un vero attacco di panico… maledizione, Robinton, devi riguardarti! Verrò anch’io a tenerti a stecchetto insieme a Brekke! Ma per fortuna c’è il vino… il famoso vino di Benden… della serie “l’acqua fa male, il vino fa cantare!”. Mai detto è stato più appropriato per un personaggio!
Complimenti! Bella recensione, passionale e coinvolgente. Io lo sto leggendo ora, e ti dirò che sono in accordo con te! È incredibile che questa splendida serie non sia conosciuta, a volte credo di essere uno dei pochi fortunati a conoscerla.
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Grazie! 🙂 È vero, è tristemente sconosciuta, anche perché fuori catalogo da anni… Sarebbe un must per gli amanti del fantasy e invece in Italia non se la fila nessuno. Fanucci o Nord dovrebbero davvero ripubblicarla!
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