Il terzo pianeta di Rubkat era un luogo splendidamente adatto alla vita. Non appena l’uomo lo aveva scoperto si era affrettato a colonizzarlo. La prima spedizione che si era insediata sul pianeta Pern non aveva badato allo strano corpo celeste che descriveva un’orbita attorno ad esso. Ogni duecento anni quel mondo vagante riproponeva la sua minacciosa presenza e fu per questo che i coloni di Pern avevano creato una nuova specie: i Draghi. Essi erano in grado di fronteggiare la minaccia proveniente dallo spazio. Occorrevano però facoltà mentali superiori per allevare e addestrare un Drago, così si sviluppò l’ordine dei Dragonieri che finì per costituire una razza a sé e divenne protagonista di una serie di avventure che si trasformarono in leggenda.
**La recensione contiene qualche blando spoiler**
Ero un po’ titubante sull’iniziare a leggere questo libro perché avevo letto numerose recensioni negative che parlavano di scarso approfondimento dei personaggi e, soprattutto, di un’anacronistica condizione della donna.
Forse è vero, i personaggi non sono tratteggiati con grande profondità psicologica, ma è indubbio che i principali siano dotati di una grande forza capace di tenere il lettore incollato alle pagine fino alla fine. In particolare, F’lar, Dragoniere e protagonista maschile, ha una forza carismatica così trascinante da rendere più che motivato il ruolo che andrà a ricoprire nel suo Weyr (le sedi dei dragonieri). Arrogante e beffardo, F’lar non esiterà a rivendicare quello che ritiene suo di diritto e a guidare i suoi Dragonieri contro i ribelli e i Fili, i terribili organismi filamentosi che cadono dal cielo in occasione del Passaggio della Stella Rossa e che con la loro voracità rischiano di rendere sterili grandi aree.
Poi abbiamo Lessa, figlia del Signore di Ruatha. Costretta a diventare una serva in seguito alla conquista della sua Fortezza da parte dell’avido Fax, svilupperà uno spirito vendicativo, forte e indomito. Come scoprirà suo malgrado F’lar, è estremamente difficile farle cambiare idea: testarda, determinata e intelligente, riuscirà ad ottenere molto più della semplice vendetta.
Un ruolo molto importate, ovviamente, viene ricoperto dai draghi, compagni dei Dragonieri, con i quali possono comunicare telepaticamente. Mnementh, il drago di F’lar, è un grosso drago bronzeo ed è dotato di una personalità che si accoppia benissimo con quella del suo dragoniere. Si può dire che è la controparte “animalesca” del carisma e della mascolinità di F’lar.
Così come Ramoth è la controparte perfetta di Lessa. Maliziosa, conscia della sua importanza e determinata ad avere niente meno che il meglio per se stessa, Ramoth non è tipo da tirarsi indietro di fronte alla sfide.
Ci sono poi vari personaggi secondari, tra i quali spicca F’nor, fratellastro di F’lar. Di lui mi sarebbe davvero piaciuto saperne di più…
Per quanto riguarda la condizione della donna, è vero, è piuttosto lontana dalla nostra sensibilità odierna. Bisogna però tenere conto che il romanzo è del 1968 e che è ambientato in una società di tipo medievale. Tenendo conto di questi fattori, direi che non è un romanzo antifemminista. Sì, la donna viene vista come “angelo del focolare”, cioè deve rimanere a casa e badare a essa, in una sorta di prigione dorata. Una donna incapace di tenere una casa in ordine (come Jora) viene vista come la peggiore delle disgrazie.
Anche il rapporto di coppia è inevitabilmente lontano da come lo vediamo noi oggi (per fortuna, aggiungerei). Tuttavia, nelle dinamiche tra F’lar e la sua compagna, secondo me, si comincia a vedere che qualcosa scricchiola. Lei non è esattamente un angelo del focolare, mentre lui è consapevole che alcune tradizioni vadano cambiate.
«Se una regina non è fatta per volare, allora perché ha le ali?».
Chi vuole, può.
Chi tenta, fa.
Chi ama, vive.