
Durante la Prima guerra mondiale, un giovane ufficiale inglese ferito al fronte, Arthur Hastings, viene ospitato per la convalescenza da un vecchio amico, John Cavendish. Il soggiorno nella residenza di campagna dei Cavendish nell’Essex, la lussuosa Styles Court, sarà però tutt’altro che tranquillo. La padrona di casa, matrigna di John, ha sposato un uomo di vent’anni più giovane, e i figliastri, scavalcati nell’eredità, sembrano tramare qualcosa. La governante è sicura che prima o poi la situazione possa precipitare e, in breve, la profezia si avvera. La padrona di Styles Court viene avvelenata e i sospetti si concentrano subito sui membri della famiglia. Per loro fortuna, in paese c’è un profugo belga dai grandi baffi, uno che di delitti se ne intende…
Così nel 1920 il mondo scopriva il talento narrativo di Agatha Christie e faceva conoscenza con il suo detective, Hercule Poirot. A cent’anni dalla pubblicazione, Poirot a Styles Court è qui accompagnato da “contenuti speciali”: il testo originale inviato all’editore del capitolo 12 (diverso da quello che sarebbe andato in stampa, come racconta l’introduzione di John Curran) e un curioso articolo della Christie sul suo rapporto con i veleni e sul loro ruolo nelle crime stories.

Siccome all’estate viene sempre associata la lettura dei gialli, io mi ero convinta che avrei dovuto leggere i miei primi libri di Agatha Christie tra giugno e agosto. Tutto molto bello – e strano, lo ammetto – peccato che ogni anno mi dimenticassi di prenotarli in biblioteca. Così sono riuscita a superare i trenta senza aver mai letto un romanzo o un racconto della celebre scrittrice, finché quest’anno con indomita volontà ne ho presi quattro tutti insieme. Quindi ne è falsa la pena di fare questo recuperone?
Se il signor Quin hi ha intrigata, Poirot mi ha lasciata piuttosto freddina. Non mi sento di liquidarlo né di essere troppo cattiva perché Poirot a Styles Court non è solo il primo romanzo con Poirot, ma proprio il primo romanzo giallo di Christie, quindi ci sta che non sia eccelso. Infatti, questo giallo non mi ha impressionata particolarmente, nessun personaggio ha davvero catturato la mia attenzione e alcuni elementi mi sono sembrati omessi solo perché altrimenti sarebbe stato lampante fin da subito chi fosse l’assassinə.
Questa scelta mi è proprio sembrata un tentativo maldestro da parte di Christie di portare avanti l’indagine e svelare tutto alla fine: ma un detective deve avere delle buone ragioni per non svelare le sue carte e qui mi sono sembrate molto labili. Anche se, ammetto, rivelare informazioni sensibili a uno che fa una proposta di matrimonio a una tizia che conosce appena e che potrebbe essere un’assassina potrebbe non essere la migliore delle idee (per la cronaca, lei gli ride in faccia e lui ha pure il coraggio di rimanerci male e quella scena è forse la mia preferita di tutto il libro).
Sicuramente leggerò altri libri con protagonista Poirot perché sono certa che Christie ne ha scritti di migliori con lui protagonista: chissà se ci riuscirò prima della prossima estate. Ora che ho iniziato potrei riservarmeli anche per le vacanze di Natale.




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