Buon lunedì, prodi seguaci!🌺

Come state? Spero bene e in buona compagnia. Sono diverse settimane che non scrivo qualcosa, ma purtroppo sono entrata in una spirale bruttarella di visite e ospedali ed è un mese che non c’è verso di uscirne. Alla fine tutto si è incamminato nella direzione giusta, ma che fatica! (E soprattutto, perché “gli esperti” raccomandano di non uscire nelle ore più calde e dimettono pazienti e fissano visite nelle ore più calde della giornata in mezzo a un’ondata di calore terrificante? Mistero).

Comunque, oltre a recuperare un mese dei vostri post, sto leggendo La bellezza è una ferita di Eka Kurniawan, quindi eccovene un assaggio!

Ma il compagno Kliwon non reagì. Incredibilmente, sembrava non gli importasse nulla, e questo lo faceva imbestialire. Sdraiato sulla sua branda, quel cadavere vivente trasudava autorevolezza e compiacimento, come se intendesse morire da martire, ben contento della vita che aveva scelto, di cui non si sarebbe mai pentito anche se lo aveva portato a quella fine sventurata. C’era un abisso fra loro, fra un uomo che aveva l’autorità di emettere una condanna e un uomo che contava le ore che lo separavano dalla morte. L’uno era turbato dal proprio potere, l’altro rasserenato dal proprio destino.

In realtà il compagno Kliwon non stava affatto pensando a Shodancho, era invece travolto dai ricordi della città che stava per lasciare. Pensava che la rivoluzione era una faticaccia, e che l’unica cosa che lo rendeva felice era potersene andare senza essere diventato un reazionario o un controrivoluzionario.

Copertina di La bellezza è una ferita di Eka Kurniawan: raffigura una donna sensuale di spalle per metà voltata indietro. Porta un ombrello cinese arancione e ha un fiore rosso nei capelli raccolti.

Descrizione: Il villaggio di Halimunda, nel cuore dell’isola di Giava, incanta da sempre abitanti e forestieri con le sue storie. Dalla principessa Rengganis, che sposò un cane perché nessun uomo era degno di lei, a Ma Iyang, che volò via da una rupe anziché rassegnarsi a un’esistenza infelice, una moltitudine di anime bizzarre e tormentate ha popolato la comunità di pescatori nel corso dei secoli. L’ultima erede di questa genia di figure prodigiose è Dewi Ayu, la prostituta più richiesta del bordello di Mama Kalong, madre di quattro irresistibili figlie. Le loro vicende di passione e dolore, lusinghe e violenza, si intrecciano alla storia dell’Indonesia del Novecento: all’avidità del colonialismo europeo e alla ferocia dell’occupazione giapponese, al sangue della rivoluzione comunista e alla brutalità della dittatura. Con romanticismo tragico e un’ironia strepitosa, che fa scintillare di luce grottesca lo squallore e il dramma, Eka Kurniawan dà forma a una saga caleidoscopica, ricca di magia, che è al tempo stesso il ritratto di un paese affascinante e una lucida e accorata lezione d’amore.

2 risposte a “Citazione della settimana – “La bellezza è una ferita” di Eka Kurniawan”

  1. Bentornata e in bocca al lupo per visite e ospedali: quando si incappa nel sanitario c’è da portare pazienza, purtroppo.

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