Buon lunedì, prodi seguaci!🤸
L’estate non è ancora astronomicamente arrivata che già ha iniziato a farsi sentire e io sono già in risparmio energetico: il che significa che, se già sono indietro con il Piglio, sto per rimanere indietro ancora di più. Ma arriverà anche l’autunno…

Il primo libro pigliato è Raccontare l’omofobia in Italia di Luca Trappolin e Paolo Gusmeroli: si presenta come un testo piuttosto tecnico sulla storia del termine omofobia, su come viene utilizzato, in quali ambiti e con quali conseguenze.

Descrizione: Il concetto di omofobia emerge all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso e rapidamente si impone come strumento scientifico per interrogare ciò che prima della sua invenzione era ritenuto normale: l’avversione sociale verso persone gay e lesbiche. Altrettanto rapidamente, esso oltrepassa i confini della comunità scientifica per entrare nei linguaggi del confronto politico e della vita quotidiana, diventando una “parola chiave” utilizzabile per diversi scopi e al servizio di molti interessi. Il libro analizza l’entrata e la diffusione di questo termine in alcuni contesti discorsivi relativi all’Italia: l’ambito della sociologia e della psicologia sociale, quello della vita quotidiana di persone gay, lesbiche ed eterosessuali, quello della politica raccontata dai mass media nazionali e dagli attivisti LGBT. E getta luce sugli usi pratici del concetto di omofobia e sui significati che esso assume per chi lo utilizza. A cosa ci si riferisce quando si discute di omofobia? In quali dibattiti questo termine risulta efficace? In che modo parla dell’ostilità antiomosessuale e si lega ai processi di modernizzazione invocati o criticati – della società italiana?

Il secondo libro pigliato è La virtù dell’irriverenza di Oscar Wilde. Wilde è famoso per un sacco di cose ma tra queste non rientrano le sue posizione politiche: siccome è la stessa “pulizia” che si è tentato di fare con il Pride, spoliticizzandolo e spacciandolo per una festa o, peggio, un carnevalata, vediamo di rimettere i puntini sulle i.

Wilde – questo «genio insolente», come lo ha definito William Morris – è soprattutto noto per i suoi romanzi e le sue commedie, oltre che per la sua dichiarata omosessualità che gli è costata la galera e l’ostracismo sociale. Ma ha anche scritto, nella sua peculiare maniera poetica, saggi politici radicali che lo rendono a tutti gli effetti un anarchico, come peraltro lui stesso si dichiara in alcune occasioni. Ma al di là di un’esplicita postura politica, il suo radicalismo si esprime – in forme inaspettate, ma ben evidenti per chi sa guardare – nella sua intera opera artistica, pervasa da una morale fortemente libertaria del tutto contrapposta a quella morale vittoriana che con raffinata e mordace irriverenza mette incessantemente alla berlina. E così, accanto al Wilde dandy e decadente, forse quello più conosciuto, emerge in tutta la sua potenza un Wilde politicamente consapevole che si rivela un acuto osservatore dell’animo umano e delle ingiustizie del suo tempo. Un Wilde profondamente anarchico, appunto.

Ed eccoci qua, davanti al ventilatore, accanto a una bottiglia d’acqua che mi alzo a riempire di continuo e nessunissima voglia di fare alcunché. Che fatica…
E venisse il cagotto a tutti quelli che sono così pieni di energie da iniziare un’altra guerra.
A presto!


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