Buon lunedì, prodi seguaci!🏴‍☠️

Con l’arrivo della primavera mi è venuta nostalgia del tempo in cui, quando cercavi qualunque frutto della creatività umana (libri, film, musica…), il motore di ricerca ti metteva tra i primi risultati non dove comprarlo ma dove potevi goderne grazie alla buona volontà di qualche pirata. Penso soprattutto ai libri: quando gli ebook non erano ancora diffusi, un sacco di persone aveva messo mano al cartaceo per scansionarlo e renderlo disponibile al mondo. Spesso, oltre a essere libri non disponibili in ebook, erano anche libri fuori catalogo e introvabili; spesso erano ebook fatti molto meglio di quelli che le CE ti offrivano (e ahimè, alle volte ancora offrono) a pagamento.

Quindi in questi giorni mi sono fatta un tour tra vecchi tutorial su come scaricare materiale da siti che non esistono più, tristi storie di condivisione etica brutalmente demolita e angoli più o meno sperduti del web dove la pirateria è viva e lotta insieme a noi. Ricordando che il legame tra mancati introiti e pirateria è meno lineare di quello che generalmente si pensa e che la pirateria è lì perché il sistema che protegge le opere creative non funziona e non lascia la cultura fluire liberamente come dovrebbe, è bene che il Jolly Roger continui a sventolare indefesso e invitto.

Tutta questa barbosa premessa per dirvi che il tema del piglio di aprile è la pirateria: cazziamo la randa e via veloci!

Divisore rosso, due rami incrociati

Il primo libro pigliato è L’utopia pirata di Libertalia di David Graeber: ancora lui dopo avergli dedicato l’intero piglio di marzo (che sto leggendo solo adesso, in rilassato ritardo), ma non è colpa mia se scrive di argomenti tanto interessanti da avermi spinto a comprare un sacco dei suoi lavori. Questo parla di cosa c’è (e potrebbe esserci) di vero nella leggendaria Libertalia, repubblica pirata fondata tra Seicento e Settecento in Madagascar.

Copertina di L'utopia pirata di Libertalia di David Graeber: raffigura una vecchia carta geografica del Madagascar.

Se l’esistenza storica di Libertalia non è comprovata, la visione utopica che l’ha resa leggendaria testimonia di una pratica politica egualitaria che dai ponti delle navi migra sulla terraferma nei tanti insediamenti pirata presenti lungo la costa malgascia durante l’epoca d’oro della filibusta. Una pratica del tutto estranea all’ordine mondiale vigente, ma in sorprendente sintonia con le idee illuministe che vanno affermandosi nei Salons parigini e che in Madagascar si meticciano con la cultura locale, portando a un esperimento unico di Illuminismo pirata a guida malgascia. Una versione certo non convenzionale – anzi decolonizzata – di Illuminismo che rielabora in modo originale le sue idee di libertà e uguaglianza. Ed è grazie a questa ricostruzione storico-antropologica, capace di mettere assieme fatti accertati, immaginari sociali e pratiche etnografiche, che l’immagine del bucaniere sdentato che sventola la sua bandiera di rivolta in faccia al mondo non appartiene più solo alla mitologia della filibusta ma diventa, al pari di Voltaire, una figura iconica dell’Illuminismo, anche se non è nata nei circoli intellettuali europei ma nei covi pirata e nei villaggi indigeni del Madagascar.

Divisore rosso, due rami incrociati

Il secondo libro pigliato è Pirati e sodomia di B. R. Burg, che indaga sul perché l’omosessualità fosse così allegramente e liberamente praticata dai pirati.

Copertina di Pirati e sodomia di B. R. Burg: raffigura un Jolly Roger dipinto di bianco su assi di legno, con sotto un cuore, anch'esso dipinto.

“Pirati e sodomia” non cerca di dimostrare l’ovvio, cioè il larghissimo ricorso alle pratiche omosessuali in quelle affascinanti comunità di rudi uomini di mare e temerari fuorilegge, in perpetua navigazione o precariamente insediati nelle isole caraibiche. Burg cerca invece di capire come e perché i comportamenti omosessuali fossero in quelle comunità non semplicemente tollerati, ma considerati normali (e assolutamente «normali» lo erano in senso statistico). E non solo per carenza di più desiderabili alternative, come verrebbe da pensare. Pur trattando di fatti e persone del diciassettesimo secolo, l’approccio, il senso e la metodologia di questa ricerca – che coniuga rigore documentaristico e schietta disinvoltura di linguaggio e interpretazioni – sono riferibili, più che alla storia, agli ambiti della psicologia, della sociologia e dell’antropologia. E, perché no, della letteratura.

Divisore rosso, due rami incrociati

Eccoci qua: quanto vi piace e vi affascina la pirateria? Non è argomento di gran moda di recente (a meno che non abbiate iniziato il viaggio verso lo One Piece), ma è un mondo così intrigante che immagino basti una piccola scintilla per ravvivare l’interesse!

A presto!⚓

5 risposte a “PdM 2025: il piglio di aprile”

  1. Sono entrata anch’io nel Lit/Ring 🥰

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  2. Pur avendo iniziato il viaggio verso lo One Piece (che comunque ha a che fare il giusto con la vera pirateria), io “non trovo che i pirati siano una forza” (cit. “Scrubs”). Ciò non toglie che sia un argomento affascinante e che coinvolge epoche e luoghi differenti.

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    1. Diciamo che dipende molto da pirata a pirata, perché la pirateria è un contenitore che raggruppa visioni del mondo anche parecchio diverse tra di loro e alcune decisamente nocive.

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