Copertina di Kitchen di Banana Yoshimoto: stile disegno, raffigura una serie di donne tutte uguali con un tailleur grigio e i capelli neri che le incorniciano il viso. Le donne sono intervallate con alcuni ingredienti da cucina: asparagi, cipolla, funghi ed erbette, gamberi, fragole, carote, fette di arancia.

CW: morte, transfobia

Descrizione: “Non c’è posto al mondo che io ami più della cucina…”. Così comincia il romanzo di Banana Yoshimoto, “Kitchen”. Le cucine, nuovissime e luccicanti o vecchie e vissute, riempiono i sogni della protagonista Mikage, rimasta sola al mondo dopo la morte della nonna, e rappresentano il calore di una famiglia sempre desiderata. Ma la famiglia si può non solo scegliere, ma anche inventare. Così il padre del giovane amico Yuichi può diventare o rivelarsi madre e Mikage può eleggerli come propria famiglia, in un crescendo tragicomico di ambiguità. Con questo romanzo, e il breve racconto che lo chiude, Banana Yoshimoto si è imposta all’attenzione del pubblico italiano mostrando un’immagine insolita del Giappone , con un linguaggio fresco e originale, quasi una rielaborazione letteraria dello stile dei fumetti manga.

Divisore

Finalmente ho colmato la mia lacuna riguardante il più famoso romanzo di Banana Yoshimoto, quello che l’ha vista esordire sia in Giappone sia in Italia, primo Paese nel quale ha fatto la sua comparsa in traduzione. Non è difficile immaginare perché questo romanzo sia piaciuto così tanto fin da subito.

Innanzi tutto contiene un personaggio trans così positivo da essere addirittura luminoso e così iconico che è davvero un peccato che stia in scena così poco. Oggi avvertiamo un po’ di confusione nel modo in cui Eriko parla di se stessa e nel mondo in cui viene raccontato il suo passato, perché siamo abituatə a farlo in maniera diversa, ma tra il finire degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta deve essere stata una rappresentazione che ha fatto bene a tante persone.

Poi è uno di quei romanzi molto nipponici che riescono a essere rassicuranti anche parlando di un tema doloroso come la morte di una persona cara e della solitudine e dello spaesamento che seguono. Vedo molto spesso Banana Yoshimoto associata allo shōjo, ma qui secondo me c’è anche un pizzico di iyashikei: Kitchen è un libro dalla trama quasi banale, ma è così balsamico che nemmeno ci si fa caso tanto ci fa respirare a pieni polmoni.

In questa edizione è stato aggiunto anche Moonlight Shadow, che Yoshimoto scrisse come tesi di laurea nel 1987. Ha molti punti in comune con Kitchen e, se frequentate manga e anime, sicuramente è un modo di raccontare il lutto che vi sarà familiare. Forse proprio per questo mi è piaciuto quasi più di Kitchen perché al conforto del tipo di racconto si è aggiunto il conforto della familiarità.

Se quindi anche voi state tergiversando, buttatevi in questa storia capace di lenire il dolore e coccolare un po’ in questi tempi crudeli e cinici.

Divisore
Valutazione del libro: quattro stelline gialle

5 risposte a “Kitchen di Banana Yoshimoto”

  1. L’ho letto talmente tanti anni fa, credo fosse il 1998, che potrei tranquillamente rileggerlo.

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    1. È una lettura molto veloce e piacevole nonostante il tema, secondo me una rilettura a distanza di anni ci sta bene 😊

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  2. Lo lessi ai tempi delle scuole superiori. All’epoca mi aveva dato la sensazione di qualcosa di malinconico. Dovrei rileggerlo…

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    1. Sì, ha anche una vena di malinconia, dopo tutto si parla di lutto. Però le sensazioni finali che lascia sono perlopiù positive.

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      1. Tra i libri della Yoshimoto è molto bello anche Honeymoon: l’hai letto?

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