Buon mercoledì, prodi seguaci!🐰

Quanto è un brutto momento da uno a infinito per pubblicare ben quattro recensioni su altrettanti libri di politica? Lo so, lo so, oggi ne avete le palle piene di politica, ma ci ho pensato quando ormai le avevo già scritte, quindi eccoci qua. La buona notizia è che si parla per lo più di politica europea e non di stretta attualità.

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Copertina di L'ombra della sovranità: da Hobbes a Canetti e ritorno di Luigi Alfieri: raffigura un paesaggio stilizzato fatto di quelle che potrebbero essere montagne.

“Sovranità” è stato uno dei termini chiave del linguaggio politico a partire dalla prima età moderna e, spesso in accezioni e derivazioni improprie (come “sovranismo”), continua a esserlo anche oggi. Il suo senso, però, è sempre stato vago e fragile in virtù di una contraddizione esplosiva: alle sue origini c’è una crisi estrema, la fine della legittimazione dall’alto dell’autorità, il venir meno della teologia politica medievale. “Sovranità” è un ponte gettato sul vuoto del silenzio di Dio, è lo sforzo disperato di distinguere il potere dalla nuda forza mantenendolo ancorato a un principio, in un contesto antropologico in cui più nulla distingue il detentore dell’autorità da chi subisce l’autorità e la sola sostanza del potere è il consenso. Sforzo ancor più disperato oggi, probabilmente. Ma appunto per questo irrinunciabile se si vuole mantenere un (debole) argine etico alle derive violente.

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Visto che si fa un gran parlare di sovranismo, mi è parso interessante leggere un libro sulla storia del concetto politico di sovranità. Alfieri non parla mai di sovranismo, ma da quello che ci racconta dell’evoluzione della sovranità è possibile farsi una propria idea di questa sua derivazione.

L’ombra della sovranità ci mette davanti a una constatazione che a forza di “il popolo ha sempre ragione” magari abbiamo dimenticato che «può darsi benissimo che “il popolo” elegga Hitler, e se non elegge Hitler sicuramente eleggerà un bel po’ di cialtroni». Il che non vuol dire che bisogna tornare alle dittature illuminate o al sovrano assoluto, ma che essere popolo significa essere legatə da un vincolo di solidarietà che ci rende tuttə responsabili di raccogliere l’ereditò di chi è venutə prima di noi e di garantire delle condizioni di vita dignitose a chi verrà dopo di noi. Alla luce di questo, è abbastanza evidente che la nostra democrazia non se la sta passando troppo bene.

Sono consapevole che la nausea della politica scorre potente dentro di noi, ma ritengo molto importante dare spazio a libri che potrebbero risollevare la banalità estrema del nostro dibattito pubblico: iniziare a capire cos’è questa sovranità che la Costituzione dice appartenerci mi sembra un buon punto di partenza.

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Valutazione del libro: quattro stelline gialle
Divisore azzurro con due fiori tipo giacinto
Copertina di Europa. Luoghi di memoria a cura di Mariuccia Salvati: il titolo è in un rettangolo bianco sopra un motivo a rettangolini orizzontali e grigi su sfondo blu

Da Europa, opera edita da Treccani rivolta in particolare ai lettori giovani, per consentire una migliore comprensione delle potenzialità del progetto europeo attraverso più piani interpretativi, questo libro offre un estratto di saggi raggruppati sotto il tema dei luoghi e della memoria. Introdotto e curato da Mariuccia Salvati, I luoghi della memoria si interroga su quali basi culturali e sociali poggino le istituzioni dell’Unione Europea, tracciando una geografia che non è solo luogo ma rappresentazione e ricordo. I singoli saggi dedicati al Mar Mediterraneo, al Danubio, al Reno, a Westminster, a Weimar e ad Auschwitz ci rammentano che l’Europa «non è mai stata il risultato di un preordinato percorso storico, bensì sempre una scelta: la scelta di interrompere un percorso conflittuale apparentemente iscritto nelle cose per dare, con la forza delle idee, nuova vita all’Utopia europea».

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In questo volume sono raccolti sette saggi che intendono parlare di luoghi fisici e simbolici che sono stati abbastanza significativi da diventare luoghi di memoria per ə cittadinə dell’Unione Europea. I luoghi in questione sono il Mediterraneo, il Reno, il Danubio, Westminster, Weimar, Auschwitz e il Muro di Berlino.

Se alcuni di questi, come il Muro di Berlino o Auschwitz, possono sembrare quasi banali – d’altro canto, in quanto cittadinə europeə, questo non fa che dimostrare la bontà della selezione – altri destano la nostra curiosità. Si tratta di un libriccino interessante per guardare da un punto di vista lievemente diverso a luoghi di cui abbiamo sempre sentito parlare, quand’anche non ci fossero anche prossimi geograficamente.

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Valutazione del libro: tre stelline gialle
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Copertina di I valori dell'Europa a cura di Loredana Sciolla: i dati del libro sono racchiusi in un rettangolo bianco contornato da un motivo in stile tessuto increspato, decorato da un motivo a righine.

Tratto da “Europa. Culture e società” – opera edita da Treccani che analizza aspetti delle società e delle culture che hanno contribuito a rendere possibile l’unione di paesi che avevano alle spalle numerose e anche recenti lotte fratricide – questo volume offre una panoramica dei valori e delle appartenenze religiose nuove e tradizionali che caratterizzano le diverse aree dell’Europa attuale. Non solo vengono esaminate nei loro elementi fondamentali le più importanti fedi che caratterizzano l’eredità religiosa europea, il cattolicesimo romano e quello ortodosso, l’ebraismo e il protestantesimo, ma viene delineata una nuova geografia religiosa, con l’emergere di un islam europeo, di nuovi movimenti e gruppi importati attraverso l’immigrazione. La modernizzazione e l’industrializzazione che hanno caratterizzato la storia dell’Unione Europea hanno generato anche un processo accelerato di secolarizzazione che distingue questi territori e queste culture da altre aree geografiche sviluppate, come gli Stati Uniti, facendone, secondo alcune interpretazioni, un “caso eccezionale”.

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Anche questo è una raccolta di saggi e il tema è la religione nell’Unione Europea. Si inizia con un saggio di Loredana Sciolla che esamina la teoria della modernizzazione – secondo la quale a un avvento della modernità segue un declino della religione – e arriva alla conclusione di come questa sia più una caratteristica europea che un paradigma universale.

Da qui poi ci sono una serie di saggi su varie religioni e su come queste siano anche cambiate nel tempo e di come abbiano non solo influenzato le società europee, ma di come ne siano state a loro volte influenzate. È stata davvero una lettura stimolante, dato che solitamente nei dibattiti dove la religione è rilevante vengono sembra chiamate a partecipare le persone più fuori di testa di quel credo o tutto finisce in caciara perché c’è quellə contentə che si lascino teste di maiale davanti alle moschee.

Ecco, per dimostrare che si può convivere civilmente sarebbe bello cominciare a far girare le interpretazioni dei testi sacri più moderne e affini alla nostra sensibilità del XXI secolo. Sapete, una di quelle cose che dovrebbe fare il nostro servizio pubblico…

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Valutazione del libro: quattro stelline gialle
Divisore azzurro con due fiori tipo giacinto
Copertina di Nazione di Rosario Romeo: i dati del libro sono in un quadrato bianco sulla sinistra, mentre il resto è blu con dei pallini a rappresentare l'emiciclo del parlamento europeo.

Di “nazione” – e “nazionalismi” – si sente parlare quotidianamente, con le più diverse declinazioni e anche derive ideologiche, ma come nasce il concetto e come si è evoluto nel corso della storia? Ce lo mostrano i saggi raccolti in questo volume: l’ampia e approfondita ricostruzione di Rosario Romeo, che illustra l’evoluzione del termine a partire dalla seconda guerra mondiale, culmine ed esito (drammatico) dei principi stabiliti dalla Rivoluzione francese, è preceduta dalle puntuali riflessioni di Felice Battaglia e Walter Maturi che, di poco precedenti proprio a quel conflitto da cui parte l’analisi di Romeo, acquisiscono oggi particolare valore storico, definendo la distinzione del concetto di “nazione” da quello di “Stato” e rintracciando l’origine del “principio” di nazionalità nella prima età moderna e più ancora nel pensiero di Rousseau e Herder. Introduce e amplia il punto di vista degli storici la prospettiva filosofica di Marcello Mustè, che guarda anche agli sviluppi degli ultimi decenni e alle articolazioni politiche nel contesto contemporaneo.

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Questa raccolta di saggi mi ha lasciata piuttosto perplessa: c’erano delle affermazioni che mi parevano strane anche nell’eventualità che a pronunciarle fosse una persona di orientamento politico diverso dal mio. Sono quindi andata a controllare ed effettivamente un saggio è del 1934 e uno del 1974. Quindi se questo libro cattura la vostra attenzione, tenete presente che leggerete delle considerazioni che non sono invecchiate benissimo.

Al contempo però offre uno sguardo sull’Europa al quale oggi non siamo più avvezzə e l’ho trovato interessante proprio per questo: in questo senso, capisco perché a Treccani sono andatə a spulciare nei loro archivi per ripubblicare questi saggi.

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Valutazione del libro: tre stelline gialle
Divisore azzurro con due fiori tipo giacinto

Se siete arrivatə fino a qui nonostante la giornata dall’aria pesante, complimenti! Non ho premi da darvi, ma spero che non stiate esagerando con la consultazione delle notizie: anche quello fa male.

A presto!🫂

Fediverse Reactions

2 risposte a “Quattro libri sulla politica”

  1. I saggi politici sono il pane di mio marito più che il mio. Glieli giro, io oggi di politica faccio fatica ad occuparmi anche se europea…

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    1. Magari trova qualcosa lo può interessare 🧡

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