Buon lunedì, prodi seguaci!😈
Siamo al penultimo mese dell’anno e chissà se riuscirò a rimettermi in pari con il Piglio dal Mucchio: lo scopriremo solo andando avanti e tirando fuori altri due libri da aggiungere alla pila dei questi li leggerò presto, giurin giurello.

Il primo libro pigliato è Memorie di una donna medico di Nawal al-Sa’dawi, che ci ha lasciato nel 2021 ed è stata un’importante femminista egiziana, nota in tutto il mondo arabo per le sue riflessioni sulla condizione della donna nell’Islam e per la sua critica alle mutilazioni genitali femminili.

Nel suo Memorie di una donna medico, pubblicato nel 1958 e tradotto in America alla fine degli anni Ottanta, si chiede: “Perché da piccola ero triste all’idea di non poter volare come le colombe e non sopportavo quelle perdite di sangue che sporcavano le donne ogni trenta giorni?”. Così cominciò prestissimo la sua lotta contro gli ingranaggi che le stavano divorando i primi anni di vita: dal non poter fare i giochi dei maschi al dover indossare un abito bianco per un forzato fidanzamento… che Nawal al-Sa‘dawi rifiuta con forza. Fugge via! Fugge dall’autorità paterna e materna, dai vincoli famigliari, dagli affetti che possono rivelarsi una prigione, si taglia i capelli cortissimi, si chiude nel suo mondo di libri e di solitudine, si laurea brillantemente in medicina e diventa un medico di successo. Bellissime le pagine che descrivono il suo contatto con la malattia e con la morte, che tocca con mano eseguendo autopsie, che tocca con l’anima compartecipando alla sofferenza altrui. Con sguardo costantemente critico Nawal al-Sa‘dawi ci conduce nella sua straordinaria biografia, che è quella di una donna dolce e forte, compatta e lacerata a un tempo, fino al momento in cui anche per lei, così apparentemente cinica e distante, arriverà l’amore. Tuttora considerata una delle opere fondamentali del pensiero femminista arabo, Memorie di una donna medico affronta temi e questioni che sono ancora pericolosamente attuali.

Il secondo libro pigliato è Sette peccati necessari di Mona Eltahawy, anche lei nata in Egitto, ma adesso vive negli USA. Se bazzicate da queste parti, è possibile che me l’abbiate sentita nominare perché è una delle femministe che mi ha insegnato di più nel corso degli anni. Sono molto contenta che anche questo suo libro sia arrivato in Italia.

Un manifesto potente e dissacrante che costringe a guardare in faccia il sistema patriarcale: complesso, pervasivo e internazionale. Mona Eltahawy, giornalista e attivista egiziano-americana, elenca sette “peccati” da commettere per essere e fare ciò che vogliamo, per liberarci da violenza e discriminazione, per distruggere il patriarcato. Con un’incredibile ricchezza di dati ed esempi di vita, l’autrice ci porta nei suoi viaggi in giro per il mondo, dal Sudafrica alla Cina, dalla Nigeria all’Arabia Saudita, dall’Egitto all’Irlanda, dalla Bosnia agli Stati Uniti. Mostra, con un approccio intersezionale, come il patriarcato si serva di diversi livelli di oppressione per mantenere il suo controllo e come, nel mondo, le donne lo sfidino ogni giorno. Esprimere rabbia, attirare l’attenzione, ricorrere alla volgarità, avere ambizioni, ottenere potere, agire e reagire alla violenza, vivere la lussuria: questo è ciò che ci insegnano a non fare, per tenerci sottomesse e impaurite, obbedienti e grate. Sono i sette peccati della religione del patriarcato, solo rivendicandoli possiamo davvero innescare una rivoluzione, nelle nostre vite private e nelle società in cui viviamo. Prefazione di Igiaba Scego.

Eccoci qua: visto niente di interessante? Voi che state leggendo di bello ora che le temperature cominciano a scendere (almeno da queste parti)? Fatemi sapere!
A presto!🌰


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