
Nel 2018 la giornalista Sally Hayden inizia a ricevere via Facebook richieste d’aiuto da parte di prigionieri detenuti nelle carceri in Libia, migranti che avevano tentato di attraversare il Mediterraneo per scappare da guerre e dittature. A quei messaggi ne seguono molti altri che riportano foto trafugate delle torture subite nelle prigioni, insieme a informazioni sconcertanti che inizialmente nessun giornale era disposto a pubblicare. Hayden decide così di ripercorrere la rotta dei migranti, raccogliendo testimonianze uniche, interpellando vittime, governi, istituzioni e organizzazioni internazionali. L’estenuante percorso migratorio dall’Africa al Mediterraneo, fra morti, abusi di ogni tipo e riscatti esorbitanti, suscita indignazione, tanto quanto apprendere della negligenza delle organizzazioni internazionali come l’ONU e dell’impotenza delle ONG. Ma, soprattutto, l’autrice si sofferma sulle politiche migratorie dell’Unione Europea che hanno contribuito indirettamente ad alimentare il traffico di essere umani. Questa inchiesta cruda e coraggiosa ha la capacità di far emergere le spaventose contraddizioni di un Occidente che ha paura di perdere i propri privilegi. Riesce a scuotere le coscienze e a far riflettere sulle nostre responsabilità collettive e individuali, restituendo voce a chi se l’è vista negare.

Non vi consiglierò semplicemente di leggere questo libro: penso che il lavoro di Hayden vada letto con lo stesso spirito con il quale si assume un farmaco, solo che la malattia in questo caso è il nostro essere diventatə una società di pezzi di merda. Non è umanamente accettabile dire “non sapevo” quando si può sapere e continuare a bearsi della retorica dell’”aiutiamoli a casa loro”.
Ce lo vedo proprio Afewerki, dittatore dell’Eritrea, simpaticamente soprannominata la Corea del Nord africana, a trattare meglio ə suoə cittadinə solo perché glielo chiediamo. Oppure vogliamo andare a dare lezioni sul rispetto dei diritti umani, noi che non riusciamo ad averne nemmeno nel nostro Paese? In cosa dovrebbe consistere questo “aiuto” e in cosa sarebbe diverso dall’”aiuto” prestato finora e che è stato un evidente fallimento?
La nostra politica – tutta la nostra politica – è inadeguata davanti a questa questione ed è riuscita solo a generare un sistema crudele e disumano: e E la quarta volta siamo annegati è solo un frammento di tutto l’orrore che si consuma lungo la tratta che porta – chi riesce ad arrivarci – a finire su un barcone in viaggio verso l’Europa. Le testimonianze raccolte da Hayden dipingono un quadro nel quale non ci sono buonə: non è stato lasciato nessuno spazio dove potesse entrare la solidarietà umana organizzata per poter mettere al sicuro tutte le persone che finiscono nelle mani dei trafficanti.
L’unica solidarietà è quella tra migranti, laddove è possibile e finché non viene spezzata dalla ferocia dei centri. E questo perché noi dall’altra parte del Mediterraneo non stiamo prestando attenzione e siamo indifferenti davanti al loro dolore: la storia non sarà gentile con noi.




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