Buon mercoledì, prodi seguaci!🔮
Oggi vi scrivo di due libri sul folklore italiano: il primo probabilmente piuttosto misconosciuto (almeno a giudicare dal tempo che ci è voluto per reperirlo), il secondo un po’ meno.


La stella del mago Nepo da Galatrona brillò luminosa in Toscana alla metà del Quattrocento, quando Firenze visse la stagione rinascimentale, tra le più alte della cultura europea. Frequentò per diversi lustri la casata medicea, sia come medico personale di Giovanni nipote di Cosimo il Vecchio, sia come mago di corte al tempo di Lorenzo il Magnifico. Curò gli uomini e gli animali e trattò le ferite con polveri simpatiche e le sue offerte di cura per le malattie soprannaturali (indemoniati) divennero forse le più autorevoli di quel momento. Dopo la sua morte divenne un personaggio letterario di primo piano, campeggiando per tre secoli come icona stregonesca nella novellistica e nelle opere eroicomico-burlesche toscane. La seconda parte della ricerca ripercorre le vicende degli stregoni di Galatrona, discendenti di Nepo, che come il capostipite furono molto ricercati per la loro capacità di riconoscere e sciogliere le malie, primeggiando nel panorama del fenomeno stregonesco toscano dei secoli XVI e XVII.

Il vertice della stregoneria toscana è uno di quei libri su un fatto storico che generalmente sfugge alla grande storia che studiamo, ma che nel suo essere un dettaglio di un’epoca ci aiuta a dare spessore a un mondo così temporalmente lontano dal nostro.
Sinatti si preoccupa di darci il contesto sociale entro il quale la figura del mago di Nepo ha potuto acquisire così tanta influenza – l’interesse quattrocentesco di Firenze per le dottrine platoniche ed ermetiche e il fascino per l’uomo-mago in grado di “leggere” la natura e usarne le leggi in modo costruttivo.
Nepo era di sicuro uno che ci sapeva fare: se non con le arti sovrannaturali, sicuramente con quelle mediche e illusionistiche che, unite a un certo carisma personale, gli permisero di entrare nelle grazie dei Medici. Non solo, la sua figura affascinò così tanto che finì in molte opere giocose, burlesche ed eroicomiche tra il XIV e il XVII secolo.
Nepo ebbe anche moltə emulə – gli stregoni di Galatrona – curatori e curatrici popolari, praticanti di arti magiche e indovinə deə quali abbiamo traccia grazie alle carte dell’Inquisizione, con la quale la Chiesa sperava di riprendersi la propria egemonia dottrinale.
È interessante conoscere una figura che è stata così popolare e influente per molti secoli e oggi pressoché dimenticata: è una lettura che vi consiglio se tra le vostre passioni ci sono la storia della magia e della stregoneria in Italia e, nello specifico, in Toscana, e se vi appassionano le piccole storie dimenticate nel grande oceano della Storia.



Il poeta, quello vero, anche se non lo rivela o forse non ne è pienamente cosciente, ha in sé la natura del mago perché è il maestro della parola e delle parole. I poeti sanno che in un termine c’è qualcosa di tenacemente collegato con l’anima della cosa designata. I versi e le espressioni che li compongono entrano nell’anima smuovendo un mondo recondito e portando a galla sensazioni e fatti forse superficialmente dimenticati.
Carlo Lapucci, con l’attenzione antropologica che lo contraddistingue, ci conduce nel mondo dei maghi poeti (da Medea alle Sibille, da san Cipriano a Nicholas Flamel, senza dimenticare Nostradamus e Cagliostro) e dei grandi poeti maghi (Virgilio e Dante in primis) e si sofferma anche su quelle formule che spesso ripetiamo a memoria (come, per esempio, Ambarabà ciccì coccò) per farci scoprire la bellezza insita nei grovigli di parole, suoni e versi.
Vincitore del Premio Microeditoria di qualità 2022 – sezione saggistica

Magia e poesia vuole rendere omaggio alla lunga tradizione di maghə e poetə che usavano la magia per ricordarci del legame tra parola, musica e magia. Un tempo era palese che i nomi – chiamare le cose con il loro vero nome – conferivano un potere sulle cose, e non un potere predatorio, ma un potere che si voleva esercitato in armonia con la natura e che permetteva di realizzare il proprio volere senza violenza.
Ancora oggi, sebbene il fascino della poesia si sia allontanato dalla cultura popolare e sia stata in gran parte soppiantato da quello per la musica, possiamo capire l’attrattiva di certe sequenze di suoni che sembrano formule magiche, come le filastrocche o conte, che spesso hanno sì un senso, ma perso nelle nebbie del tempo.
Bim bum ba
quattro vecche sul sofà
una fila una taglia
una fa un cappel di paglia
una fa lame d’argento
per tagliar la testa al vento.
Magia e poesia analizza le principale figure di maghə e poetə, dalle figure mitiche come Orfeo o Medea a quelle storiche come Dante o Marsilio Ficino. La disamina comprende sia leggende popolari sia storie tratte dalla cosiddetta alta cultura, un po’ fantasia e un po’ storia: tutto fa brodo quando si deve creare del materiale da leggenda e folklore.



Che ve ne pare? Conoscevate questi libri o queste storie? Sicuramente se frequentate questo angolo di blogosfera Lapucci non vi è nuovo perché ogni tanto compare e comparirà ancora in futuro (e tenetelo presente quando andate in libreria se vi piacerebbe approfondire il folklore italiano).
A presto!🥚


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