Buon lunedì, prodi seguaci!💧
Spero che abbiate passato un buon fine settimana, nonostante tutto: io avevo accumulato abbastanza stanchezza da passarlo a sonnecchiare a letto e, in generale, senza fare niente se non l’essenziale. Chi l’ha detto che bisogna sempre fare qualcosa per stare bene?
Comunque, non mi sono lasciata scappare l’occasione di leggere un po’ al calduccio sotto le coperte e mi sono letta Un litro di lacrime di Aya Kitō: eccovene un piccolo estratto.
Il professor Suzuki è tornato dopo un lungo periodo di formazione specialistica e mi ha parlato degli studi fatti mentre viveva a stretto contatto con bambini affetti dalle più gravi disabilità.
«Anche se hanno dieci anni, il loro sviluppo mentale è simile a quello dei neonati: per quanto tu faccia, non rispondono, e mettono in bocca persino le pietre e il fango. A vederli così ci si rende conto che l’unica possibilità contemplata per loro è l’istruzione adatta ai bambini di un anno. Ma c’è chi si sforza con costanza per trovare nuovi approcci. Tutti ci stiamo impegnando: quei bambini, gli insegnanti che li seguono, tu, e anche io. Tutti noi facciamo del nostro meglio» mi ha detto.
A volte ho pensato che soffrirei meno se, con il progredire della malattia, anche la mia intelligenza diminuisse di pari passo con le abilità motorie. Ma ascoltando il discorso del professore mi sono vergognata di essere così ingrata.

Queste pagine sono il diario di una studentessa quindicenne che ha ispirato e incantato l’intero continente asiatico e la sua platea di milioni di lettori. Aya ci racconta gli anni dall’adolescenza all’inizio dell’età adulta, una vita come tante, la sua, ma priva di prospettive perché minata dalla malattia che, come scrive, «ha rubato la bellezza della mia giovinezza». Ed è racchiuso qui il potere di questa testimonianza: nella ribellione, nell’ironia, nella fragilità che si trasforma in forza, che fanno di Aya un simbolo, una figura di culto, capace di gridare con voce limpida cosa vuol dire diventare grandi e di insegnarci a contare quante lacrime servono per affrontare le sconfitte. Rimasto inedito per trent’anni in Europa, il diario di Aya conserva oggi, immutata, la sua rara forza.