
“Taaqtumi” is an Inuktitut word that means “in the dark”—and these spine-tingling horror stories by Northern writers show just how dangerous darkness can be. A family clinging to survival out on the tundra after a vicious zombie virus. A door that beckons, waiting to unleash the terror behind it. A post-apocalyptic community in the far North where things aren’t quite what they seem. With chilling tales from award-winning authors Richard Van Camp, Rachel and Sean Qitsualik-Tinsley, Aviaq Johnston, and others, this collection will thrill and entertain even the most seasoned horror fan.
2022 RHC, Task 5: Leggi un'antologia di voci che rappresentano identità diverse per razza, classe, genere, ecc...
Avevo in programma di leggere questa raccolta di storie horror ambientate nell’estremo nord della Terra a ottobre per calarmi nell’atmosfera halloweeniana, ma ho finito per leggerlo in questi giorni di freddo invernale e devo dire che forse – per una volta – il mio essere ritardataria ha avuto il suo perché. È un libro da leggere mentre il freddo morde e fuori infuria il maltempo, sebbene a queste latitudini sia difficile immaginarsi in un contesto dove -3°C sono considerati una temperatura mite.
La raccolta si apre con Iqsinaqtutalik Piqtuq: The Haunted Blizzard di Aviaq Johnston, una storia molto breve di un bambino che torna a casa durante una tempesta che ha cose brutte dentro. È una classica storia di figure misteriose che si muovono in una tempesta di neve, forse troppo per poter turbare davvero, ma l’atmosfera è resa molto bene. Si prosegue con The Door di Ann R. Loverock: una porta appare in mezzo al nulla davanti al povero Joamie, che deve resistere alla tentazione di aprirla e vedere cosa nasconde. Una tentazione potentissima che costruisce una bella tensione.
Il terzo racconto, Wheetago War II: Summoners di Richard Van Camp, mi è sembrato abbastanza deludente. C’è una guerra contro queste creature, i Wheetago, che rapiscono e mangiano le persone: non l’ho trovato pauroso e non mi ha detto molto, alla fine ero solo dispiaciuta per il riccio, al quale è toccata una parte così infame. La raccolta si rifà con Revenge di Thomas Anguti Johnston, un racconto molto bello sull’inutilità della vendetta e su come sia deleteria per il suo riprodurre il ciclo della violenza, in un loop di dolore e distruzione.
Louge di Sean e Rachel Qitsualik-Tinsley è il racconto più lungo della raccolta e non mi ha colpito particolarmente perché ci mette troppo per arrivare al dunque e forse è una storia che avrei visto meglio dipanata in un romanzo. Poi abbiamo Utiqtuq di Gayle Kabloona, che mi è piaciuto molto. Nonostante sia abbastanza evidente dove andrà a parare, ho apprezzato molto la riflessione sul rapporto tra popolazioni indigene e colonizzatorɜ bianchɜ.
Anche Sila di K.C. Carthewsi è fatto apprezzare, con l’inserimento del cambiamento climatico come motore dell’orrore: eventi che prima erano improbabili sono diventati possibili, lasciandoci impreparatɜ sul come affrontarli. The Wildest Game di Jay Bulckaert è la lettera di un cannibale che ci spiega i perché e i per come si è mangiato il suo migliore amico. È piuttosto inquietante, ma fa un parallelo interessante tra mangiare animali e mangiare esseri umani.
La raccolta si conclude come era iniziata, cioè con un racconto piuttosto classico come Strays di Repo Kempt, dove le allucinazioni visive e uditive si mescolano alla realtà in maniera inestricabile. L’ho trovato molto cinematografico e piuttosto ansiogeno e un’ottima conclusione per Taaqtumi, che svolge bene il suo compito di far conoscere autorɜ provenienti dalle lande più fredde del nostro pianeta.
Questo era uno dei libri che avevi nominato che mi interessava di più. L’ambientazione è inconsueta per degli horror: non dico che non sia mai stata utilizzata, però è ancora “fresca” (in tutti i sensi…). Grazie per aver condiviso la lettura!
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Estremamente fresca!🤣
Ti dirò, in effetti anche le storie più “classiche” avevano un non so che e un sapore del tutto diverso nell’ambientazione artica.
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Secondo me l’atmosfera fredda si sposa a meraviglia con l’horror. Quando ero in Lituania, che comunque ha una densità di popolazione molto bassa, ricordo che la sera calava un silenzio quasi assoluto. Dopo un po’ ci ho fatto l’abitudine ma inizialmente era inquietante
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Alla grande: rende molto più inquietanti anche le storie più classiche!
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