Buon lunedì, prodi seguaci!🚪
Dopo questo fine settimana di vendemmia (giuro che quest’anno nessun dito è stato tagliato), pioggia ed elezioni, sento un impellente bisogno di coccole. Questo perché sto scrivendo prima di sapere come sono andate le suddette elezioni: dopo desidererò ardentemente di non essere astemia per potermi ubriacare in libertà. Mai una gioia, come si suol dire.
Meno male almeno i libri mi tengono buona compagnia. Eccovi una citazione da La porta di Magda Szabó.
«Cerca di compensarla con queste subdole affermazioni» pensai, ma mi bloccai, perché mi resi immediatamente conto che non era vero, Emerenc non compensava affatto, la questione era più complicata, più affascinante, Emerenc era generosa, caritatevole, buona, onorava Dio con le sue azioni pur negandone l’esistenza, Emerenc era disposta al sacrificio, a lei riusciva spontaneo tutto ciò che io dovevo impormi con un certo sforzo, e non importava che agisse inconsapevolmente, la bontà di Emerenc era naturale, io, invece, mi ero educata a esserlo, mi ero obbligata con il passare del tempo a rispettare alcune norme etiche. Emerenc un giorno sarebbe stata capace di farmi capire, senza dire nemmeno una parola, che quello che io ritenevo fosse fede era invece una specie di buddismo, un semplice rispetto delle tradizioni, la mia morale non era altro che disciplina, il risultato dell’allenamento al quale mi avevano sottoposto il collegio, la scuola, la famiglia. I pensieri del Venerdì Santo erano stati sconvolti.

È un rapporto molto conflittuale, fatto di continue rotture e difficili riconciliazioni, a legare la narratrice a Emerenc Szeredás, la donna che la aiuta nelle faccende domestiche.
La padrona di casa, una scrittrice inadatta ad affrontare i problemi della vita quotidiana, fatica a capire il rigido moralismo di Emerenc, ne subisce le spesso indecifrabili decisioni, non sa cosa pensare dell’alone di mistero che ne circonda l’esistenza e soprattutto la casa, con quella porta che nessuno può varcare. In un crescendo di rivelazioni scopre che le scelte spesso bizzarre e crudeli, ma sempre assolutamente coerenti dell’anziana donna, affondano in un destino segnato dagli avvenimenti piú drammatici del Novecento.
Pubblicato in Ungheria nel 1987, ma in qualche modo disperso negli anni della transizione politica, La porta è il romanzo che ha rivelato la piú grande scrittrice ungherese contemporanea.
Mi sa che, così, a naso, ti tocca l’ubriacatura.
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Eh, il problema è che l’alcol mi fa davvero tanto schifo. Quindi mi toccherà rimanere sobria e lucida ad ammirare questo sfacelo.
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😄 convertiti, a piccole dosi😄
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Se non mi ha convinto il babbo contadino, nessunǝ può. La mia droga di elezione è il tè.
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Mai dire mai, evviva il Babbo contadino 🍷🍷
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“giuro che quest’anno nessun dito è stato tagliato”: eh, almeno una buona notizia! Mai ‘na gioia all’ennesima potenza oggi…
Detto questo, aspetto la tua recensione de “La porta”!
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L’ho presa così bene che ho chiuso tutto e non sto leggendo nessuna analisi e robe post-voto perché ho già occhieggiato cose che mi fanno il sangue cattivo e già mi basta il risultato. Ed era un risultato annunciato, pensa se mi coglieva di sorpresa…
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Evita, per quanto possibile, di farti ulteriore sangue marcio.
Io mi sono svegliata col mal di testa (coincidenza?). Ora mi darò alla musica dei Badflower: il frontman è l’incarnazione dello spirito del mai ‘na gioia.
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Quanto mi manca la vendemmia! Io non sono astemio, posso fare per entrambi! (anche se preferisco la birra).
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Io la odio, quindi se vuoi l’anno prossimo ti offro il mio posto!😆
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Magari!! Purtroppo col mio contratto posso fare max 4 ore a settimana di qualche altra attività fuori contratto altrimenti verrei volando 🕊
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