Buon lunedì, prodi seguaci!👅

Diciamo che non è stato il fine settimana migliore per dedicarsi alla lettura di un romanzo con protagonista un inquisitore che dovrebbe mettere a disagio perché pieno di quelle caratteristiche che tendono a farci immedesimare nel personaggio, ma allo stesso tempo per mestiere tortura e brucia viva la gente. Riconosco la bravura di Valerio Evangelisti in questo Nicolas Eymerich, inquisitore, ma per il momento continuo a tifare per le streghe.

Finalmente si risolse a scendere da cavallo e a chiedere del pane e dell’acqua in una alquería prossima al ciglio della strada. Era una costruzione più larga che alta, circondata da un prato stentato in cui caracollavano due maiali. Il contadino, un vecchio ingobbito e male in arnese, ascoltò la sua richiesta senza dire parola, poi fece un cenno a un ragazzetto arabo che stava armeggiando attorno al forno. Questi, quasi avesse compreso un ordine inespresso, tornò con una brocca piena d’acqua e con un involto.

Eymerich bevve avidamente, lasciando che l’acqua gli scorresse sulla gola. «Vi ringrazio, brava gente» disse poi. «Avreste da bere anche per il mio cavallo?»

Il vecchio, sempre senza parlare, gli indicò un abbeveratoio in legno, appoggiato alla parete della casa. Eymerich capì, guardando la poca acqua melmosa, che da lì dovevano bere i maiali. Ma il cavallo non fece difficoltà, e prosciugò la vasca con un gorgoglio soddisfatto.

Eymerich rimontò in sella. «È lontano il monastero di Piedra?» domandò.

Il vecchio fece un gesto vago, indicando in direzione sudovest. Poi tornò alle proprie occupazioni, subito imitato dal servo.

Eymerich si strinse nelle spalle e tornò sulla strada, cavalcando al piccolo troppo nella direzione indicata. Quando l’alquería fu scomparsa alle sue spalle, sollevò l’involto, proponendosi di addentare quella che pensava fosse una pagnotta. Era invece uno straccio verde, arrotolato in più strati. Quando ebbe finito di svolgerlo, abbandonò di colpo le redini e lanciò un grido.

Lo straccio conteneva una lingua umana, recisa di netto. E quella lingua si muoveva, come se stesse pronunciando parole silenziose e senza senso.

Pubblicato nella collana Urania nel 1994, Nicolas Eymerich, inquisitore segna l’esordio nella narrativa italiana del protagonista di una delle saghe più amate, che ormai da anni ha conquistato un pubblico di lettori ben più ampio (e per certi versi esigente) rispetto a quello dei soli appassionati di fantascienza. Basata sulla vicenda di un inquisitore catalano realmente esistito nel Trecento, la creatura di Evangelisti è un uomo intollerante e spietato, ma anche intelligente, coltissimo, dotato di spirito e coraggio, insieme privo di dubbi e tormentato, impegnato con inesauribile energia in una lotta contro culti pagani, sette demoniache e misteriose forze maligne. Le sue avventure si svolgono nel luogo che gli appartiene, l’Europa medievale popolata di cristiani, ebrei, musulmani ed eretici; ma anche in piani temporali diversi, dal nostro passato prossimo fino al futuro più remoto. Perché il Nemico di Eymerich è un’entità metafisica che ripropone attraverso i secoli un’unica, eterna sfida. Un Nemico che può subire solo sconfitte brevi e temporanee…