Il mestiere del salvare ognuno lo vive a modo suo. Per me aiutare le persone, soprattutto nelle situazioni estreme in cui sono in gioco la vita o la morte, vuol semplicemente dire mettere in pratica il mutuo appoggio. Non è dunque un discorso genericamente umanitario, ma il mio modo concreto, da libertario, di praticare la solidarietà.

Postfazione di Duccio Facchini
Illustrazioni di Gianluca Costantini

Sullo sfondo dell’ipocrisia istituzionale che contrassegna un’Europa formalmente paladina dei diritti umani ma di fatto sempre più arroccata in sé stessa, Riccardo Gatti, da anni impegnato nei soccorsi in mare, ci racconta, in dialogo con Marco Aime, il mestiere del salvare. Così, in queste conversazioni condotte sul «campo», ovvero in navigazione nel Mediterraneo centrale, un «capitano anarchico» e un antropologo che si occupa di migrazioni provano ad analizzare la complessità dei salvataggi in mare e le loro implicazioni, umane ma non solo, così come il clima culturale e la narrazione che intorno a esse si è venuta a creare. Un racconto in diretta che ci aiuta a capire come mai nel giro di poco tempo quelli che erano chiamati «angeli del mare» sono all’improvviso diventati «trafficanti di esseri umani». Contro le retoriche prevalenti, sguaiate da un lato e semplicistiche dall’altro, e soprattutto contro l’indifferenza dei più, queste riflessioni ci fanno entrare nel vivo di uno dei fenomeni più significativi dell’ultimo ventennio. Un fenomeno che è lontano dall’essere concluso e che sta mettendo in gioco i nostri valori più
intimi.

Chi l’avrebbe mai detto che nel 2022 mi sarei ritrovata a consigliare un libro che afferma una tale banalità: le persone che sono in difficoltà in mare si salvano e poi si pensa al resto. Dimenticate la retorica strappalacrime e il buon cuore da indossare per fare bella figura: in questo libro si parla di solidarietà concreta, si parla di salvare la vita anche a chi non ci piace, a chi ci desta sospetti, si parla di come la politica ha deciso che il modo migliore per affrontare il fenomeno migratorio che interessa l’Europa sia lasciar morire più persone possibile, sia rendendo le varie rotte più pericolose, sia non prestando il soccorso necessario.

Come ciliegina sulla torta poi ci stiamo anche raccontando che la colpa di tutto questo è delle persone che tentano di arrivare in Europa e non nostra che magari le abbiamo messe in pericolo nei loro Paesi di origine in nome del (nostro) profitto e abbiamo reso praticamente impossibile per loro raggiungere l’Unione in maniera legale e sicura. Si può essere più pateticз di così?

Gatti, che è stato capo missione e comandante a bordo delle navi di Open Arms Italia, intervistato dall’antropologo Marco Aime, ci racconta di come funziona il soccorso in mare, delle procedure e del diritto internazionale che si segue in certe situazioni e di come i tentativi di bloccare gli sbarchi delle persone salvate siano assolutamente contro la legge e contro ogni buon senso (sempre che ci sia ancora bisogno di sottolinearlo: se si viene accusatз di omissione di soccorso se non si aiuta qualcunǝ in pericolo, non si capisce perché dovremmo farci i complimenti se lasciamo affogare la gente nel Mediterraneo).