Buon lunedì, prodi seguaci!🖼️

Per darmi una scossa dalla pigrizia indotta dal caldo ho deciso di iniziare a leggere L’assassinio del Commendatore di Haruki Murakami: mi sembra un mattoncino godibile anche in estate e poi devo pur darmi una mossa a leggere questa collana dedicata alla letteratura giapponese che ho deciso di comprare.

Col senno di poi, ci si rende conto che la vita è davvero strana. Piena di coincidenze strampalate, quasi incredibili, di sviluppi tortuosi e inimmaginabili. Nel momento in cui le cose accadono, però, anche a osservare la situazione attentamente in ogni aspetto, nella maggior parte dei casi non ci si accorge che sta accadendo qualcosa di anomalo. Quello che vediamo, nella quotidianità interrotta, sono eventi del tutto ordinari che si svolgono in modo del tutto normale. È possibile che questi eventi non abbiano alcuna logica. Ma per capire se qualcosa sia logico o no, occorre guardarlo a distanza di tempo.

In ogni caso, in linea generale, a prescindere dalla coerenza dei fatti, a rivelare un qualche significato per lo più è il risultato finale. Il risultato è una realtà, visibile a tutti, ed esercita un’influenza. Le cause che hanno portato a quel risultato invece non sono facili da determinare. Ancora meno facile è metterci il dito sopra e mostrarle – ‘guardate qui!’ Ovviamente delle cause ci sono sempre. Senza cause non c’è risultato. Come non si possono fare le frittate senza rompere le uova. È la stessa cosa che succede in un effetto domino: una pedina (causa) fa cadere la pedina vicina (causa), la quale a sua volta fa cadere quella vicina (causa). E man mano che questa concatenazione prosegue, alla fine non si capisce più quale sia stata la causa originaria. O non le si dà più alcuna importanza. Se addirittura non si preferisce ignorarla. «In conclusione, tante pedine sono cadute una dopo l’altra», si dirà, e il discorso finisce lì. Anche il racconto che sto per farvi, forse, avrà uno sviluppo simile.

Una borsa con qualche vestito e le matite per disegnare. Quando la moglie gli dice che lo lascia, il protagonista di questa storia non prende altro: carica tutto in macchina e se ne va. Ha trentasei anni, un lavoro come ritrattista su commissione e la sensazione di essere un fallito. Così inizia a vagabondare nell’Hokkaidō, finché un vecchio amico gli offre una sistemazione: la casa di suo padre, il grande pittore giapponese Amada Tomohiko, rimasta vuota da quando questi è entrato in ospizio in preda alla demenza senile. Il nostr protagonista accetta e si trasferisce lì, ma un inquietante quadro nascosto nel sottotetto e una misteriosa campanella che inizia a suonare tra gli alberi nel cuore della notte gli fanno capire che la sua vita, anzi la sua realtà, sono cambiate per sempre. Con “L’assassinio del Commendatore” Murakami ci ricorda che il mondo è molto più misterioso e incantato di quello che crediamo. E che proprio per questo è un posto meraviglioso in cui vivere.