Buon mercoledì, prodi seguaci!🐲

Questa settimana ho iniziato a leggere L’imperatrice Cixi di Jung Chang, scelto per la 2021 RHC: visto che è un bel mattoncino da cinquecento pagine, ho pensato di darci subuto dentro per vedere se questo mese non rimango indietro. Forse no, perché la storia raccontata da Chang ha già catturato il mio interesse e le prime cento pagine sono volate senza che me ne accorgessi.

Ve ne lascio un assaggio!

Come avviene per la maggior parte dei momenti d’instabilità all’interno di un solido rapporto, la tempesta passò. I funzionari d’alto rango mediarono. Cixi si calmò. Il principe Gong si scusò, prosternandosi ai suoi piedi (che rimasero dietro il paravento di seta gialla), piangendo e promettendo di emendare il proprio comportamento. Essendo riuscita a far valere il suo punto di vista, Cixi annullò il decreto e reintegrò il principe Gong nei posti che occupava. Lo privò, tuttavia, del titolo di gran consigliere, benché continuasse a esercitarne il ruolo come prima. Gli ingiunse anche di mostrarsi deferente a corte e di smetterla di comportarsi con arroganza. Da quel momento in poi il principe Gong, ammansito, si premurò di umiliarsi, inginocchiarsi e toccare terra con il capo alla presenza di Cixi. L’episodio servì a mettere sull’avviso i funzionari d’alto rango a stretto contatto con l’imperatrice vedova che Cixi non era tipo da lasciarsi trattare con condiscendenza. Era lei la padrona. Tutti si prosternarono di fronte a lei.

Pechino, marzo 1852: durante la selezione delle consorti imperiali, lo sguardo dell’imperatore Xianfeng si posa su una sedicenne dai tratti non belli, forse, ma senza dubbio affascinanti. Di lì a poco, il cenno di approvazione del Figlio del Cielo schiuderà le porte della Città Proibita alla donna che, ammessa a corte come semplice concubina, si ritroverà in breve a reggere le redini dell’ormai morente dinastia Qing con il titolo di Imperatrice vedova Cixi. Considerata in Cina una despota dalle vedute ristrette, Cixi intraprese invece una coraggiosa politica di modernizzazione che, ispirandosi ai metodi occidentali, scosse il Paese dal suo immobilismo millenario: a lei si devono infatti l’introduzione del telegrafo e della ferrovia, la costruzione di una flotta moderna e l’avvio della pratica di estrazione mineraria, la riforma del sistema legale (con l’abolizione di pratiche quali la fasciatura dei piedi) e l’istituzione di scuole e università di livello. Il tutto mentre affrontava le rivolte dei Taiping prima e dei Boxer dopo, le “guerre dell’oppio” e le mire espansionistiche di russi e giapponesi, sventando i complotti orditi alle sue spalle. Questa biografia, avvalendosi di materiali fino a poco tempo fa inaccessibili, ribalta gli stereotipi per tracciare il ritratto di una figura ancora poco nota agli storiografi occidentali: quella di una donna energica e lungimirante che, in un contesto tutt’altro che favorevole, governò per quarant’anni le sconfinate terre del Celeste Impero.