
Si dice che ogni cane assomigli al proprietario: Folco, un cucciolo di chihuahua insicuro e diffidente, vive rintanato sotto il letto per scongiurare qualsiasi incontro ravvicinato con il mondo esterno.
Per lo stesso motivo Mattia, il suo padrone, evita accuratamente di lasciarsi coinvolgere in possibili rapporti sentimentali e si veste di nero nella speranza di apparire il più scostante possibile: ha vent’anni, nessuna idea di cosa fare della sua vita e una storia d’amore travagliata alle spalle, che ha minato la sua autostima.
Ogni estraneo è un potenziale pericolo, per Folco e Mattia.
Riuscirà Bruno, l’estroverso fotografo trentenne che abita nell’appartamento di fronte, a guadagnarsi la fiducia di entrambi e a far breccia nelle barriere che il ragazzo ha eretto a difesa della propria esistenza?
Con la testardaggine che da sempre lo caratterizza, con una buona dose di sfacciataggine e con la pazienza di chi è abituato a non arrendersi, Bruno prende per mano Mattia e lentamente guarisce le sue ferite.
Dall’alto dei suoi dieci centimetri d’altezza, il piccolo chihuahua assisterà a questa progressiva educazione alla fiducia, sullo sfondo una Torino un po’ magica e un po’ misteriosa dove nulla è come sembra e tutto appare possibile. Perfino innamorarsi davvero.
Da un po’ seguo Micol Mian sul suo blog, Rumoralilas, e su quello che gestisce insieme alla coautrice di questo romanzo, Effemeridi, che raccoglie i loro lavori e progetti letterari e da altrettanto tempo voglio leggere una delle sue storie, perché riesce a catturare il tuo interesse anche quando parla di situazioni a te ignote, figuriamoci cosa può fare in un romanzo.
Eh, può fare che mi sono spazzolata Folco sotto il letto in tre giorni, con la sensazione residua di aver letto qualcosa di unico nel panorama romance. E non parlo tanto della storia, che è quasi banale, ma dello stile delle autrici, capace di plasmare i personaggi in una maniera talmente unica da renderteli incredibilmente vicini.
Mian e Romiti raccontano i sentimenti tra Bruno e Mattia e quelli nei confronti dei loro passati ingombranti, con i quali ancora stanno facendo i conti, con una poeticità che non ho mai trovato in un nessun altro romance e che rende la storia tridimensionale e realistica. Se infatti lǝ lettorǝ non è colpitǝ da nessun colpo di scena, lo sarà dalle interiorità di Bruno e Mattia, dalle loro fragilità, dalle loro paure e sì, anche dalle loro speranze – che questa volta sia quella buona.
L’incantesimo per me si è rotto un po’ nel finale – forse troppo veloce o forse sono io che volevo solo stare ancora in compagnia di questi due. Però sicuramente leggerò altro scritto da Mian e Romiti, adesso che ho rotto il ghiaccio – e voi andate a leggere i loro blog, se già non li conoscete!
Però che storia interessante! Carina anche l’associazione tra cane e padrone. Sembra in romanzo davvero bello e penso proprio che lo leggerò.
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Sì, è un romanzo molto carino!
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