Buon martedì, prodi seguaci!🐘
Oggi vi scrivo di due non-fiction molto di sinistra e molto tranquilli, che potete leggervi anche in vacanza perché sono piuttosto leggeri.


Durante gli ultimi vent’anni il capitalismo ha conosciuto un cambiamento epocale: da un’economia prevalentemente materiale, veicolata dalla legge della domanda e dell’offerta e dalla produzione di merci fisiche, si è passati a un’economia dell’immateriale e alla produzione di un bene intangibile e non “mercificabile”: la conoscenza. In questo passaggio si sta verificando però un pericoloso attrito: il capitalismo tende infatti ad assorbire nelle proprie logiche di privatizzazione e mercificazione il processo produttivo della conoscenza, che per sua stessa natura è un bene comune e collettivo, soffocandone così lo sviluppo. Sergio Bellucci e Marcello Cini studiano questo fenomeno da molto tempo; ne Lo spettro del capitale la loro analisi si concretizza in una denuncia e allo stesso tempo in una proposta. La denuncia è rivolta alla politica, soprattutto alla sinistra, incapace oggi di cogliere i segni di quanto sta avvenendo, e per questo di interpretare e farsi carico dei bisogni dei lavoratori. La proposta è quella di promuovere a sistema una nuova logica produttiva, che oggi sta già emergendo autonomamente dal corpo sociale, basata sugli stessi principi su cui si fonda la diffusione della conoscenza: condivisione, cooperazione e democraticità.

Lo spettro del capitale cerca di mettere l’opera di Marx nel suo contesto storico e di analizzare l’attuale sistema economico seguendo non tanto gli strumenti di analisi riportati ne Il Capitale, ma i principi che spinsero il filosofo tedesco a creare quegli stessi strumenti.
Gli autori, infatti, sono ben consapevoli del fatto che il capitalismo analizzato da Marx nell’Ottocento non è lo stesso nel quale ci troviamo oggi e provvedono a spiegarne i motivi con grande chiarezza: si tratta di un libro di divulgazione molto semplice e anche piuttosto scorrevole.
Se volete leggerlo, tenete conto che è un libro del 2009 e che da allora ci sono stati altri grandi cambiamenti – non ultima una pandemia dal quale ancora non siamo fuori e che probabilmente modificherà l’economia in modi ancora tutti da vedere.




Per chi non ci crede più. Per chi vorrebbe crederci. Per chi non ci ha mai creduto. Perché le idee politiche hanno sempre più senso nel mondo globale in mano al capitalismo più selvaggio e perché la sinistra può ancora salvare il mondo?
La scuola, le città, le periferie, l’infanzia, l’immigrazione, le banche, la cultura, la sicurezza, il turismo di massa, l’acqua, le comunicazioni, il cibo, l’informazione, la salute, il genere, il territorio, il commercio, la fabbrica, il lavoro, la ricerca, la formazione, i trasporti, ma anche l’editoria, la televisione, le case, gli animali, le minoranze, le diversità. Tutto questo, e molto altro ancora, può essere governato con politiche di destra o di sinistra. E non è esattamente la stessa cosa. Gérard Thomas, da sempre anche attento osservatore della realtà italiana che ben conosce, spiega in questo volume perché e in cosa, per ognuna di queste declinazioni, in tutto cento «campi» della socialità, la destra e la sinistra sono profondamente diverse e – forse ancor più di prima – profondamente opposte, e soprattutto perché oggi più che mai ha un senso votare a sinistra e riportare la ricchezza della politica nella nostra quotidiana analisi del mondo. Introduzione di Albert Duchasse.

Le mie perplessità di questo libro non riguardano tanto le idee espresse, che in gran parte condivido – anzi, forse su alcuni punti sono anche un pelo più radicale – ma piuttosto il modo in cui sono espresse, che mi sembra incapace di far vacillare le convinzioni di chi non ha mai creduto in valori di sinistra o di riaccendere il fuoco in chi per qualunque motivo l’ha lasciato spengere.
Alla fin fine non è stato capace nemmeno di interessare il mio, di fuoco, che è bello acceso e in salute: mentre Thomas elencava i cento motivi, non mi si è smosso niente a livello emotivo – niente entusiasmo – né niente a livello razionale – alcuni motivi vengono esposti in maniera troppo superficiale perché destassero il mio interesse.
Per carità, l’intento sarà stato quello di dare un assaggio delle bellezza e della libertà di essere di sinistra – non tanto da intendere come appartenenza a un partito, ma come aderenza a una serie di valori – ma dubito seriamente che Cento motivi per essere di sinistra possa davvero smuovere qualcunu.



Interessante Lo spettro del capitale. Grazie della segnalazione.
Del secondo, capisco che tu esprima dubbi – per la verità, quando un libro titola “x motivi per….”, magari sbaglio ma già lo escludo. Va detto che ben difficilmente attirerà, e dunque potrebbe smuovere, qualcuno che “di sinistra” non lo sia già, pur con tutta la confusività che oggi tale definizione porta con sé (e io insisto comunque a definirmi tale).
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Thomas è famoso per “Il comunismo spiegato ai bambini capitalisti”, che non ho letto, ma mi dava l’idea di qualcuno che sapesse spiegare con parole semplici i concetti e gli ideali legati alla sinistra. Con questo spirito mi sono avvicinata a “Cento motivi per essere di sinistra”, ma devo dire che, secondo me, qui non è stato molto efficace. Ho un altro suo libro, un saggio più “classico”, che spero faccia più giustizia al suo contenuto.
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Dovrò vedere anche questo 👍
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💙
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