Buon lunedì, prodi seguaci!🥵
Questo fine settimana, con il ciclo e questo caldo infernale, l’ho passato praticamente a letto a vedere episodi su episodi di serie tv su Netflix (tanto che a un certo punto pure lui s’è preoccupato e mi ha chiesto se ero sempre viva). Quanto odio il caldo afoso, porca miseria…
Per contro, mi sto ostinando a iniziare libri molto intelligenti che non sono in grado di leggere quando anche solo pensare a me che sollevo un libro o l’ereder mi fa sudare. Mannaggia, l’afa rallenta la mia attività di lettrice come neanche la COVID-19 è riuscita a fare…🙄
Comunque, sto leggendo Tu non sei Dio di Andrea Colamedici e Maura Giancitano, tra le altre cose, e merita davvero la vostra attenzione: speravo fosse una lettura interessante, ma non mi aspettavo che mi facesse riflettere così tanto.
La spiritualità è una costruzione della modernità e – proprio come la sessualità – una tecnica di assoggettamento dei corpi. È un concetto ideato, sviluppato e mantenuto dal potere per governare quegli individui che eludono le modalità di controllo ordinarie (svago, sport, politica, religione). È un dispositivo del potere il cui utilizzo è esploso nel corso dell’ultimo secolo: il meccanismo della confessione individuato da Foucault come strumento di accumulo della narrazione sullo scabroso e sullo sconveniente si è spostato prima sui lettini degli psicoterapeuti e poi nei seminari di ricerca interiore.
Purché se ne continui a parlare, purché si alimenti il bisogno di parlarne, giacché solo all’apparenza la spiritualità dà fastidio: in realtà fa comodo, è necessaria al sistema capitalistico per garantire una nuova volontà di sapere, cioè per creare nuovi oggetti su cui sia possibile mettere le mani, che possano risvegliare la fame della massa e quindi una costante domanda nei confronti del mercato. Questa volontà di sapere è il corrispettivo cognitivo dell’igienizzazione estrema della nostra società: cerchiamo di allontanare lo sporco, l’oscuro, lo sconosciuto, e cerchiamo di circondarci solo di cose belle, pulite, di vivere con l’idea che tutto possa essere conosciuto, possa essere messo in luce. La società occidentale allontana l’ombra, la notte, l’ignoto, l’imponderabile e l’imperscrutabile.

Fioccano i manuali per illuminarsi in ventiquattr’ore, le tecniche di meditazione per ottenere successo nella vita e molti altri ossimori che caratterizzano bene la nostra dilaniante psicosi di massa. Tu non sei DIO è un’analisi lucida e spietata dell’epoca del consumo spirituale: mostra i danni della più grande epidemia di egocentrismo della storia e la distanza apparentemente incolmabile con i grandi insegnamenti esoterici e filosofici.
In sostanza, la spiritualità contemporanea sviluppa nell’individuo il bisogno costante di accedere (quasi sempre a pagamento) a esperienze di picco, senza le quali l’esistenza perde di senso. Il resto della vita è appagante fin quando regge l’effetto della sostanza spirituale, ma appena svanisce tutto diventa insostenibile, e bisogna vivere (leggi: acquistare) una nuova esperienza.
L’ho adocchiato anch’io questo libro, perché seguo i due autori filosofi e li stimo.
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A me sta piacendo un sacco ed è stata una bella scoperta, perché non conoscevo né l’autore né l’autrice. Qualcos’altro da consigliarmi scritto da loro?
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Ho letto Liberati della brava bambina e mi è piaciuto molto
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Ah, lo conosco e sono abbastanza sicura di essermelo segnato da qualche parte, ma non avevo realizzato che l’avessero scritto loro!😅
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Se vuoi leggere qualcosa, lo trovi sul mio blog.
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Ma mi sa che l’avevo scoperto proprio sul tuo blog, sai? L’ho pure messo in lista su Goodreads. Tra un po’ scoprirò che l’ho comprato e non me lo ricordo!🤣
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😅😅
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