Buon giovedì, prodi seguaci!🖤💚

Oggi per celebrare l’Aromantic Awareness Week torno a parlare di un argomento pesante e con un’altra quota di arofobia, quindi se volete proseguire la lettura, siate consapevoli che ci sono affermazioni sgradevoli.

Come da titolo, non volevo essere aromantica. Dopo aver accettato di essere asessuale (per dovere di cronaca non volevo nemmeno essere asessuale, ma questa è una storia per un’altra volta), ho iniziato a indagare sul mio orientamente romantico.

Nessun orientamento alloromantico sembrava avvicinarsi alla mia esperienza, ma l’aromanticimo mi spaventava a morte: era quanto di più lontano a qualsiasi conoscenza avessi dei rapporti umani e delle caratteristiche stesse dell’essere umano. Già non provavo attrazione sessuale e non ero particolarmente interessata al sesso: non era crudele dover accettare anche di non provare attrazione romantica?

Ho iniziato quindi a scandagliare la mia vita passata in cerca di un barlume di attrazione romantica. Dovevo aver provato interesse per qualcunu a un certo punto, no?

No.

Ma questo non ha fermato il mio rimuginare. Mi spremevo le meningi in cerca del minimo ricordo delle sensazioni giuste e cercavo con tutte le mie forze di lasciare fuori dalla porta la ragione che cercava di farmi vedere la verità.

Semplicemente non ero pronta a lasciare andare il sogno che un giorno una persona mi avrebbe aperto le porte di un mondo dal quale mi ero sempre sentita esclusa. È stato brutto passare l’adolescenza sentendo che tra me e le mie amiche c’era un muro di incomunicabilità, perché io non capivo l’amore romantico e mi sforzavo di raccapezzarmi, mentre non riuscivo a dire loro cosa provavo, perché non avevo neanche le parole giuste per farlo.

Inoltre, questa mia diversità malamente espressa riceveva un’accoglienza così fredda che ho iniziato a temere che qualcunu la scoprisse e la usasse contro di me: ricevevo già attenzioni sgradevoli (a volte anche in manera inconsapevole, ma nondimeno sgradevoli), figuramoci se questa anormalità fosse venuta fuori.

Facevo di tutto per nascondere la mia mancanza di attrazione romantica e sessuale che ho finito per diventare campionessa mondiale di dissimulazione e rimpiattino. Non mi rendeva felice, ma pensavo che mi avrebbe protetto.

E alla fine la paura era così grande da impedirmi anche di essere sincera con me stessa. C’è voluto del tempo (e una mancanza così totale di attrazione romantica da rendere impossibile anche arrampicarmi sugli specchi) per ammettere a me stessa che sì, sono aromantica.

C’è voluto ancora più tempo per esserne orgogliosa: tempo per difarmi di tutta l’arofobia interiorizzata (e non escludo che ne sia rimasta ancora), di tutti i preconcetti sulle relazioni ideali, della paura di tutto.

Concludo dicendo che se imbattendovi nella definizione di aromanticismo vi siete sentitu a casa, fantastico, sono contenta per voi; se invece solo a leggere quella parola, ve la siete data a gambe, okay. Se quella paura esiste, è molto probabile che abbiate delle buone ragioni per allontanarvi dal pericolo e rimanere a distanza di sicurezza. Prendedevi del tempo per studiare la situazione da lontano, ascoltando la voce di quella paura e cercando di calmarla con la forza della ragione.  Piano, piano, senza fretta, senza essere troppo severu con voi stessu.

Verrà anche il momento dell’orgoglio.

E sarà potente.