Buon martedì, prodi seguaci!🖤💚

Nel secondo articolo celebrativo dell’Aromantic Awareness Week vi racconto del perché non ho mai visto The O.C., Dawson’s Creek e altri teen drama che andavano di moda quando ero giovine, ma che adesso non mi vengono in mente. So che la vostra reazione al titolo sarà andata da E ‘sti cazzi a Ma guarda, manco io, ma lasciatemi spiegare: sarà un post zeppo di arofobia, quindi se non vi va di leggerne, ci salutiamo qui.

Le mie amiche amavano guardare quel tipo di serie, fantasticare sui personaggi maschili e dibattere su quale fosse la coppia meglio assortita e via dicendo. Un po’ come accade oggi (e immagino sia sempre accaduto, anche se in forme diverse) con il fenomeno delle ship e delle fan fiction in tema.

Non stento a capirne il perché: l’innamoramento e le prime esperienze sessuali sono così al centro del racconto che ci viene fatto dell’adolescenza da renderle nell’immaginario collettivo il rito di passaggio verso l’età adulta per eccellenza.

Così, ancora ignara del mio aromanticismo e della mia asessualità, mi sono ritrovata circondata da una narrazione che mi voleva far passare attraverso delle esperienze che non mi interessavano e che non riuscivo neanche a capire tanto erano lontane dalla mia realtà. Mi sembrava che diventare adulta volesse dire seguire delle regole che non erano state scritte per me e che nessunu si era presu la briga di spiegarmi.

Non ci ho messo troppo a sentirmi sbagliata. Fuori posto. Malata. Qualcosa dentro di me doveva essere davvero rotto se non riuscivo a provare qualcosa di così normale come l’attrazione sessuale e romantica. Ogni volta che provavo a dare voce quello che sentivo le persone mi guardavano stranite o senza prendermi sul serio e questo non ha fatto altro che confermare l’idea di avere un problema.

Ho finito per rifiutare qualsiasi storia fosse troppo incentrata sull’amore romantico. Non volevo che un altro libro, un altro film, un’altra serie o un’altra canzone mi ricordasse che ero anormale. Eppure non riuscivo mai a scappare del tutto – anche la letteratura da studiare a scuola era piena di storie d’amore e personaggi refrattari all’amore che facevano una brutta fine.

Così ho provato a guarire. C’era questo ragazzo: mi sembrava proprio il tipo che attirava l’attenzione delle mie amiche. Ho iniziato a notare la sua presenza: perché non avrebbe dovuto scoccare la famosa scintilla? Non mi interessava che lui notasse me: volevo solo essere io a provare qualcosa per lui. Volevo solo andare dalle mie amiche e dire loro che anch’io ero come loro e condividere i miei sentimenti. Volevo solo essere normale.

Ma non scoccò nessuna scintilla. Pensai di aver sbagliato genere e cercai una ragazza che mi facesse volare le farfalle nello stomaco, la ragazza che mi avrebbe guarito. Ma non ebbi maggiore fortuna: alcune ragazze mi piacevano come alcuni ragazzi, ma niente che assomigliasse al modo in cui avrebbero dovuto piacermi.

Così mi sono rassegnata al fatto di avere un qualche tipo di problema, con la speranza segreta di incontrare prima o poi quella persona speciale che mi avrebbe guarito, almeno fino a quando non ho trovato la vera cura: quei primi articoli in inglese su asessualità e aromanticismo e tanto femminismo. Il motivo per cui sono qui a rivangare quelli che non sono tra i miei ricordi preferiti.

Oggi provo molta tenerezza per la me stessa adolescente. Vorrei abbracciarla e dirle che andrà tutto bene, che un giorno avrebbe incontrato altre persone come lei e che le amiche l’avrebbero ascoltata una volta trovate le parole per spiegarsi. E allo stesso tempo sono oltremodo felice di vedere che la diffusione delle informazioni sta facendo crescere adolescenti consapevoli e orgogliosu.

Come avrete notato se frequentate questo blog da un po’, ho fatto anche la pace con le storie d’amore romantico. L’accettazione di sé è magica: sgretola quelle zavorre che ti impedivano di andare liberamente a esplorare il mondo senza paure. Non diventerò un’appassionata di poesie d’amore e continuerò a filtrare i romance attraverso i miei occhi aromantici, ma va benissimo così: è un valore aggiunto e ho imparato a esserne molto orgogliosa.