Le discriminazioni e la violenza contro le donne e le persone omosessuali e transessuali sono oggi, almeno a parole, unanimemente condannate in Italia. Una frattura profonda divide invece il Paese quando si discute dei mezzi per combattere questi mali.
Al centro del durissimo dibattito c’è la cosiddetta “teoria del gender”. Da un lato, i sostenitori sentono tutta l’ingiustizia di una società in cui una persona può ancora essere considerata inferiore a causa del proprio diverso orientamento sessuale, del proprio sesso, della propria identità di genere. Dall’altro, gli oppositori vedono nella teoria una pericolosa deriva morale, il tentativo di scardinare i valori fondamentali del vivere umano.
È una questione sulla quale esiste, come diceva il cardinale Martini, un “conflitto di interpretazioni” perché ha a che fare con “le caverne oscure, i labirinti impenetrabili” che ci sono dentro ognuno di noi.
Sulla questione, Michela Marzano fa convergere la luce – a tratti incandescente – di tutta la sua passione, sensibilità e intelligenza. Raro esempio di “filosofa pubblica”, spiega nitidamente al lettore la genesi e le implicazioni dell’idea di gender e, senza mai rinnegare le sue radici cattoliche, decostruisce le letture spesso fantasiose che ne danno oggi molte associazioni religiose. Soprattutto, come sanno i suoi lettori, non esita mai a mettersi in gioco direttamente, raccontando se stessa e identificandosi nell’esperienza di chi ha vissuto da vittima innocente il dramma dell’esclusione.


Sono rimasta piuttosto delusa da questo libro: in primis l’ho trovato poco chiaro per il tipo di pubblico al quale suppongo Marzano si stia rivolgendo; poi è fuorviante riguardo alle presunte aperture della Chiesa e di alcuni suoi esponenti più in vista.

Per me che mi interesso alle questioni LGBTQIA+ è chiaro che le affermazioni della gente da Family Day sono una montagna di sterco e i motivi, razionali e scientifici, ma anche umani, per i quali lo sono. Tuttavia, l’esposizione di Marzano mi è sembrata frammentata e difficile da seguire per chi fosse molto confusə dai discorsi dei gruppetti fanatici.

La colpa credo sia della scelta di partire da materiale di propaganda no gender, analizzandolo senza dare delle basi di partenza, che renderebbero più facile seguire i ragionamenti. Inoltre, ho trovato Marzano meno attenta all’universo trans – a questa retorica del corpo sbagliato il mondo cis è proprio affezionato e non la vuole mollare…

Infine, mi piacerebbe molto che le persone cattoliche (e anche parecchi giornali italiani, in effetti) alleate smettessero di esaltarsi per queste fantomatiche aperture della Chiesa sull’omosessualità. Solo perché alti prelati dicono che non si deve bruciare sul rogo la persona omosessuale, non significa che ci siano state delle aperture. Lo stesso Carlo Maria Martini, citato a lungo da Marzano, non era contrario alle unioni civili, ma non riteneva tali unioni una famiglia, ma un’amicizia – e sempre meglio della promiscuità, perché si sa che le persone omosessuali sono zozze!

Trovo profondamente offensivo che la Chiesa perpetui questi pregiudizi e che le si facciano pure i complimenti solo perché si proclama genericamente a favore di ascolto e comprensione: sappiamo benissimo che l’accettazione da parte della Chiesa è subordinata al non essere troppo gay e al non pretendere gli stessi diritti delle persone etero.

Quindi a me piacerebbe che le persone cattoliche alleate e la società civile tutta, ma in particolare i media, facessero meno sconti alla Chiesa sulle sue posizioni bigotte: sono proprio stanca di sentire solo lodi acritiche a questo pontificato…

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