Il libro best seller di Benedetto XVI dedicato alla figura di Gesù di Nazareth ha dato vita a un acceso dibattito tra storici, teologi, saggisti. Paolo Flores d’Arcais capovolge radicalmente le tesi di Joseph Ratzinger, dimostrandone l’inconsistenza con questo pamphlet guidato da una fedele e rigorosa lettura delle fonti storiche.
La tesi dell’autore, che del resto coincide con il mainstream di due secoli di studi storici sull’argomento, è lineare: Gesù non era cristiano, era un ebreo osservante, che mai avrebbe immaginato di dar vita a una nuova religione e meno che mai di fondare una “Chiesa”. Mai si è proclamato Messia, e se qualcuno degli apostoli ha ipotizzato che fosse “Cristo”, ha sempre rifiutato questa investitura. Gesù e Cristo sono dunque due figure incompatibili. Storicamente reale il primo, profeta apocalittico ebreo di Galilea, frutto di tre secoli di “invenzione” teologica il secondo, culminati nel concilio di Nicea.
La mia irritazione nei confronti di questo libro, dopo aver letto Democrazia! dello stesso autore, è scattata non appena mi sono imbattuta nella parola euaggelion. Sì, c’è subito un inciso tra parentesi che ci informa sul suo significato, buona novella, ma qualcunə mi spiega il senso di piazzare la traslitterazione di una parola dal greco antico quando esiste, comoda, comoda, la sua traduzione italiana, vangelo?
Questo è o non è un libro di divulgazione?
Anche in Democrazia! avevo trovato questo desiderio di far sfoggio della propria erudizione e l’avevo trovata altrettanto inappropriata. Il compito di un libro divulgativo è far conoscere un certo argomento a un più vasto pubblico possibile, che per forza di cose sarà molto eterogeneo: perché inserire una parola che conosce solo uno sparuto gruppetto di persone (senza peraltro specificare che si pronuncia euanghèlion)?
Sarebbe un saggio interessante, ma dannazione, smettete di scrivere libri di divulgazione per voi e iniziate a scriverli per la gente. Anche quella che non ha studiato il greco antico.
Giusto!!
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💙💙💙
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“[…] smettete di scrivere libri di divulgazione per voi e iniziate a scriverli per la gente”. Novanta minuti di applausi. La cultura deve avvicinarsi alla gente; se si pretende il contrario si otterrà solo l’effetto opposto, con effetti devastanti sulla società.
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È un concetto in po’ estraneo in Italia, purtroppo…
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Non posso dire nulla sul libro in questione perché non l’ho letto, ma questa frase – “smettete di scrivere libri di divulgazione per voi e iniziate a scriverli per la gente.” -la condivido pienamente. Negi ultimi anni leggo parecchio i testi di critica tolkieniana (beh, nei limiti del mio budget modesto e il tempo disponibile, sempre limitato). I libri migliori sono, a mio modesto parere, sono proprio “scritti per la gente”, specialmente se si tratta dei testi appunto do carattere divulgativo.
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Sai, se prendi un libro “tecnico”, l’onere della conoscenza è su di te: in quanto libro tecnico, sai che darà per acquisite tutta una serie di informazioni. Ma un libro di divulgazione si rivolge potenzialmente a chiunque e non può dare per scontate conoscenze pregresse o mettersi a far sfoggio di parole in greco antico senza che ce ne sia una reale necessità…
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Proprio così.
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