Buon lunedì, prodi seguaci! ^^

Se non siete troppo tramortit* dagli effetti del risultato referendario (e stravolt* da alcune uscite francamente imbarazzanti di alcuni politici), vi suggerisco di appuntarvi questo titolo, “Ho paura di me”. Il comportamento sessuale violento di Marina Valcarenghi, perché mi pare che affronti molto bene la questione.

Maggiori informazioni a fine lettura! 😉

Noi tutti del resto, nella società occidentale, viviamo sottoposti a un’esibizione sessuale incessante, nei programmi televisivi, nella pubblicità, nella strada e nei luoghi pubblici, più o meno gradevole da osservare, ma imposta dal costume dominante. Si tratta a mio avviso di un malinconico segnale: si cerca un modo per attirare visibilità, approvazione e desiderio; si vuole essere notati e pazienza se quello che si nota è un particolare del corpo e non la persona nel suo insieme. Si rinuncia di buon grado a proporsi come un soggetto complesso, che non garantisce interesse, e ci si accontenta di diventare oggetto, immagine da guardare, caso mai da consumare, secondo le molto esplicite direttive del modello sociale.

Il sesso, infatti, qualche volta si esaurisce nello sguardo collettivo o in una conclusione frettolosa, e una spia di questo gioco truccato è l’aumento dei disagi della sessualità nelle più giovani generazioni.

Che cosa pensano di se stessi i pedofili e gli stupratori? Quali sono le loro storie e come sono diventati sessualmente violenti? Esistono differenze psicologiche e di pericolosità sociale oppure i cosiddetti sex offender sono tutti uguali? E ancora: si tratta di una patologia dell’istinto o di una devianza psicosociale? Analizzando il comportamento sessuale violento, Marina Valcarenghi cerca di rispondere a questi delicati interrogativi riflettendo sulla possibilità di far acquisire ai responsabili una nuova consapevolezza di sé, che distingua la persona dal reato e trasformi la paura di se stessi in una prospettiva di guarigione. A emergere è un’analisi attenta e consapevole dell’intreccio fra disturbo psicologico e responsabilità morale, del modo in cui la legge e il costume hanno considerato negli anni la pedofilia e lo stupro, delle possibili vie di intervento sociale e dei problemi psicologici e deontologici cui il terapeuta deve far fronte. Un libro che affronta un tema scottante e di grande attualità, che accanto a considerazioni teoriche riporta colloqui, sogni, vicende di casi terapeutici particolari seguiti nel corso di una pluriennale attività di psicoterapia con sex offender, con donne e uomini vittime di abusi e, soprattutto, attraverso una pionieristica esperienza con i detenuti sessualmente violenti di un carcere italiano.