Buon lunedì, prodi seguaci!👩🏻💼
Oggi vi lascio una citazione da Il settimo giorno di Yu Hua, che dalla regia mi dicono essere autore influentissimo, conosciutissimo e acclamatissimo. Come potevo quindi non aggiungerlo alla torreggiante pila di romanzi di letteratura cinese che ho portato a casa dalla biblioteca?
Una sera finii di lavorare tardi e lei era in ascensore che scendeva dall’amministrazione, al piano di sopra. Quando si aprirono le porte e la vidi lì da sola, esitai. “Dai, vieni,” disse tenendo premuto il pulsante.
Entrai. Era la prima che ci trovavamo soli. “Come stava?” mi chiese.
Rimasi interdetto, poi capii che parlava del corteggiatore e risposi: “Stravolto, probabilmente aveva passato la notte in giro”.
“Mi ha fatto fare una figuraccia,” disse dopo un profondo respiro.
“L’ha fatta lui la figuraccia,” replicai.
Intanto, fissavo i numeretti che si illuminavano uno alla volta nella discesa.
“Pensi che sono stata crudele, vero?” domandò all’improvviso.
Lo pensavo, ma la solitudine nella sua voce mi mise tristezza: “Penso che sei molto sola, che non hai amici”.

Descrizione: Yang Fei esce di casa una mattina e trova una nebbia fitta mista a una strana neve luminosa: è in ritardo per la sua cremazione. Inizia così il viaggio nell’Aldilà di un uomo vissuto, troppo brevemente, nella Cina del capitalismo socialista e delle sue aberranti contraddizioni. In un’avventura di sette giorni, il protagonista incontrerà persone care smarrite da tempo, imparando nuove cose di loro e di se stesso. Conoscenti e sconosciuti gli racconteranno, poi, la propria storia nell’inferno vero, l’Aldiquà: demolizioni forzate, corruzione, tangenti, feti buttati nel fiume come rifiuti, miriadi di poveracci che pullulano in bunker sotterranei come formiche, traffico di organi, consumismo sfrenato… La morte livella finalmente le diseguaglianze, svelando l’essenziale, e i cittadini di questa necropoli soave uscita dalla penna di Yu Hua ci insegnano tutta la semplicità dell’amore.


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