Copertina di Memorie di una donna medico di Nawal al-Sa'dawi: raffigura una donna bianca che fa capolino da dietro una tenda scura.

Nel suo Memorie di una donna medico, pubblicato nel 1958 e tradotto in America alla fine degli anni Ottanta, si chiede: “Perché da piccola ero triste all’idea di non poter volare come le colombe e non sopportavo quelle perdite di sangue che sporcavano le donne ogni trenta giorni?”. Così cominciò prestissimo la sua lotta contro gli ingranaggi che le stavano divorando i primi anni di vita: dal non poter fare i giochi dei maschi al dover indossare un abito bianco per un forzato fidanzamento… che Nawal al-Sa‘dawi rifiuta con forza. Fugge via! Fugge dall’autorità paterna e materna, dai vincoli famigliari, dagli affetti che possono rivelarsi una prigione, si taglia i capelli cortissimi, si chiude nel suo mondo di libri e di solitudine, si laurea brillantemente in medicina e diventa un medico di successo. Bellissime le pagine che descrivono il suo contatto con la malattia e con la morte, che tocca con mano eseguendo autopsie, che tocca con l’anima compartecipando alla sofferenza altrui. Con sguardo costantemente critico Nawal al-Sa‘dawi ci conduce nella sua straordinaria biografia, che è quella di una donna dolce e forte, compatta e lacerata a un tempo, fino al momento in cui anche per lei, così apparentemente cinica e distante, arriverà l’amore. Tuttora considerata una delle opere fondamentali del pensiero femminista arabo, Memorie di una donna medico affronta temi e questioni che sono ancora pericolosamente attuali.

Divisore

Memorie di una donna medico è quel genere di memoir che tende a suscitare una reazione molto forte di rigetto perché al-Sa’dawi è quello che una donna non dovrebbe essere mai: molto decisa, senza vergogna e nessuna paura di essere percepita come aggressiva nei confronti degli uomini. Ad al-Sa’dawi non frega proprio nulla delle loro richieste di rassicurazione: non ha paura di guardarli negli occhi e di riconoscervi la debolezza di chi ha bisogno di sentirsi la parte forte della coppia ed essere riconosciuto tale dai suoi pari.

E qual è la reazione standard a questo genere di atteggiamento fiero? Accuse di odiare la propria femminilità e di spargere parole di odio nei confronti di questi poveri uomini che dopo averti sposata pensano di poterti possedere come un pezzo di terra. Sembra davvero che pensino che le donne non siano essere umani che mirano a essere liberi e a realizzare se stessi come persone.

Siamo così abituate a rassicurare gli uomini che sì, lo sappiamo che non tutti loro sono violenti – e che di sicuro non lo è quello che ti ha risposto che lui le donne non le ha mai toccate se non con i fiori – che quasi ci dimentichiamo che nessuna di noi parla di patriarcato per assegnare patenti di buona condotta: ne parliamo perché sempre più donne siano libere dalla violenza maschile. Continuiamo a parlare perché finalmente gli uomini la prendano sul serio e inizino una riflessione pubblica decente.

Al-Sa’dawi è stata parte del fiume delle testimonianze femminili: Memorie di una donna medico è del 1958, quindi con il tempo la riflessione femminista ha sicuramente approfondito e analizzato molte delle questioni che al-Sa’dawi qua sembra appena accennare, ma spero che sarete gentili con un memoir che sa ancora insegnarci a non avere paura di reclamare il nostro spazio e a tenerlo per noi.

Divisore
Valutazione del libro: quattro stelline gialle

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.