Copertina di Le tre porte di Han Han: raffigura la foto di un giovane ragazzo cinese stile selfie che ritrae mezza faccia e una spalla con il braccia alzato mentre fa il gesto del pollice verso. Sullo sfondo si vede lo skyline di Shanghai. Un testo in copertina recita: "Han Han è il blogger più famoso della Cina. A soli 28 anni il Time lo ha classificato tra le 100 persone più influenti del pianeta. Questo è il romanzo che lo ha consacrato come leader della sua generazione."

Descrizione: Non è facile diventare grandi nella nuova Cina a metà strada tra capitalismo e comunismo: questo sembra dirci il giovane protagonista del romanzo d’esordio di Han Han, che fu letto in Cina da milioni di giovani portati a riconoscersi nelle esilaranti e sconfortanti avventure del quindicenne Lin Yuxiang alle prese con uno dei tre esami che spalancano, o sbarrano, le porte del liceo superiore e dell’università.
Caustico e tagliente Han Han ci mostra con dovizia di particolari una società corrotta e senza speranza. Non c’è alcuna saggezza a indicare una via: compagni di scuola uno più disadattato dell’altro, insegnanti che sembrano vivere sulla Luna, una coppia di genitori con troppe distrazioni per la testa introducono a un ritratto vivido e senza scampo del sistema scolastico cinese come mai era stato mostrato fuori dal Paese.
Dentro a una babele di linguaggi senza fine: è difficile conciliare quel che ti insegnano i classici della letteratura cinese, che Yuxiang cita a proposito e a sproposito, con quel che ti dicono i burocrati del Partito Comunista, e gli slogan della propaganda cozzano con la furente esigenza di insegnare lo spirito imprenditoriale, la concorrenza, la lotta per emergere che è la stessa scuola in Cina a proporre come modello di riferimento.
E non è nei testi del pop rock taiwanese e della pubblicità né in una cultura occidentale d’accatto che Yuxiang può trovare certezze: allora diventa inevitabile rifugiarsi in una sfilza di luoghi comuni e frasi fatte che non portano da nessuna parte, se non a rendere difficile la conquista della ragazza amata, impossibili i rapporti con i compagni, e ardua la via che dal lontano hinterland conduce al centro della scintillante Shanghai, al college prestigioso, alla Cina del futuro.
La Cina d’oggi, come nessuno aveva mai mostrato, raccontata con fresca originalità da una giovane voce che ha già iniziato a far parlare di sé il mondo
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Divisore

Le tre porte mi è sembrato uno di quei casi nei quali un libro non è interessante per il suo valore letterario quanto per il momento storico che si è ritrovato a immortalare. Non sono rimasta minimamente impressionata dalla prosa di Han Han: un po’ perché sono già abituata a sentir citare a sproposito i classici cinesi per farsi bellə (quanto viene maltrattato il povero Sun Tsu?); un po’ perché mi è sembrato di leggere un’invettiva lunga quasi quattrocento pagine.

È facile vedere il blogger in questo: polemizzare per attirare l’attenzione. Ormai ne abbiamo la nausea, ma all’alba del XXI secolo era ancora una novità e, se a questo aggiungiamo l’accortezza di aver fiutato l’insofferenza deə giovani cinesi per un sistema scolastico che ancora non aveva saputo adeguarsi ai cambiamenti in corso (la Cina sarebbe stata ammessa nel WTO da lì a poco), non è difficile capire perché Le tre porte sia diventato così popolare.

A distanza di venticinque anni dalla sua prima pubblicazione, però, accusa molto la sua età e l’impressione a fine lettura è che sia una montagna di risentimento e alienazione condita con citazioni buttate lì per massimizzare la messa alla berlina di un mondo che stava morendo e la disillusione per il nuovo mondo che stava arrivando e sembrava marcio tanto quanto il precedente.

Non mi sento di consigliarvi Le tre porte se volete leggere un bel libro: sono sicura che la letteratura cinese ha di meglio da offrire. Però, nonostante mi sia annoiata in diversi punti e la storia sia piuttosto banale, è un romanzo che ha il fascino della visione di un mondo adolescenziale lontano da slogan e impegnano a cercare di sopravvivere in un contesto dove la concorrenza spietata distrugge qualsiasi cosa, dai principi morali alla possibilità di creare legami e relazioni sane.

Divisore
Valutazione del libro: tre stelline gialle

2 risposte a “Le tre porte di Han Han”

  1. Come ben dici, forse questo è un romanzo che ha più valore storico che letterario, forse utile per chiarirsi le idee su un Paese che pensiamo di conoscere ma di cui in realtà vediamo solo la facciata dipinta dalla propaganda di stato.
    Mi ricorda il romanzo del giovane indiano Misra Pankaj, “Figli della nuova India”, che ho letto tempo fa. Questo però ha un discreto valore letterario, per lo stile e per lo sviluppo della trama. Ha in comune il fatto di ritrarre in modo impietoso la realtà della società di appartenenza.

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    1. Infatti, diventa interessante per lo sguardo che ti fa dare oltre la propaganda; per il resto, meh.
      Non ho letto “Figli della nuova India”, quindi non posso fare paragoni.

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