Buon lunedì, prodi seguaci!💌
Con la citazione di oggi da Le tre porte di Han Han andiamo in una scuola di Shanghai a scoprire che anche dall’altra parte del continente eurasiatico si spera fortissimamente nei miracoli quando non si è studiato abbastanza.
Tre giorni passarono in un soffio. Quando consegnò il compito di chimica Lin Yuxiang non sapeva se sentirsi appesantito o sollevato. Per strada fece una stima dei possibili risultati e si disse che poteva ancora farcela a entrare in una scuola del distretto, ma per gli istituti di Shanghai città non aveva speranze. Quando non si hanno speranze ci si affida ai miracoli, che si dice non capitino agli scettici e, così, Lin Yuxiang ripose fiducia totale in un prodigio: magari il docente che correggeva il suo compito, per un colpo di calore, gli avrebbe dato dieci, venti punti in più. Ma erano in troppi a sperare nei miracoli, che quindi non avevano il tempo di fare visita a tutti. Lin Yuxiang considerò l’ipotesi peggiore, cioè di finire in una scuola pilota a livello distrettuale. E la lontananza ha il suo fascino. Ignorava che la seduzione prodotta dalla lontananza, così come la nostalgia, sono temporanee, dipendono dal fatto di non avere vicino qualcuno a cui sei abituato, ma appena la novità diventa abitudine, la lontananza lascia il campo al suo reale effetto, l’alienazione. Così, il bello della distanza è un po’ come la hit di una musicassetta, ascoltata la prima canzone, le altre sembrano insipide.

Descrizione: Non è facile diventare grandi nella nuova Cina a metà strada tra capitalismo e comunismo: questo sembra dirci il giovane protagonista del romanzo d’esordio di Han Han, che fu letto in Cina da milioni di giovani portati a riconoscersi nelle esilaranti e sconfortanti avventure del quindicenne Lin Yuxiang alle prese con uno dei tre esami che spalancano, o sbarrano, le porte del liceo superiore e dell’università.
Caustico e tagliente Han Han ci mostra con dovizia di particolari una società corrotta e senza speranza. Non c’è alcuna saggezza a indicare una via: compagni di scuola uno più disadattato dell’altro, insegnanti che sembrano vivere sulla Luna, una coppia di genitori con troppe distrazioni per la testa introducono a un ritratto vivido e senza scampo del sistema scolastico cinese come mai era stato mostrato fuori dal Paese.
Dentro a una babele di linguaggi senza fine: è difficile conciliare quel che ti insegnano i classici della letteratura cinese, che Yuxiang cita a proposito e a sproposito, con quel che ti dicono i burocrati del Partito Comunista, e gli slogan della propaganda cozzano con la furente esigenza di insegnare lo spirito imprenditoriale, la concorrenza, la lotta per emergere che è la stessa scuola in Cina a proporre come modello di riferimento.
E non è nei testi del pop rock taiwanese e della pubblicità né in una cultura occidentale d’accatto che Yuxiang può trovare certezze: allora diventa inevitabile rifugiarsi in una sfilza di luoghi comuni e frasi fatte che non portano da nessuna parte, se non a rendere difficile la conquista della ragazza amata, impossibili i rapporti con i compagni, e ardua la via che dal lontano hinterland conduce al centro della scintillante Shanghai, al college prestigioso, alla Cina del futuro.
La Cina d’oggi, come nessuno aveva mai mostrato, raccontata con fresca originalità da una giovane voce che ha già iniziato a far parlare di sé il mondo.


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