Copertina di Luigi Galleani. L'anarchico più pericoloso d'America di Antonio Senta: riporta una foto di Galleani in bianco e nero del 1912. Si tratta di un uomo bianco con barba e baffi, che indossa una giacca scura.

Nato a Vercelli nel 1861, Luigi Galleani è considerato, insieme a Errico Malatesta, il militante più influente dell’anarchismo di lingua italiana. Fine pensatore e agitatore instancabile, attraverso un’intensa attività pubblicistica e di conferenziere avvicinò alla causa rivoluzionaria un gran numero di lavoratori. Questo libro, frutto della proficua collaborazione tra Antonio Senta, studioso del movimento anarchico, e Sean Sayers, filosofo e nipote di Galleani, è oggi l’unica biografia di uno dei protagonisti più carismatici delle lotte operaie in Europa e negli Stati Uniti tra Otto e Novecento.

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Avete presente quando si dice che ə immigratə ci rubano il lavoro e in generale peggiorano il mercato del lavoro accettando salari da fame? Ecco, in questo momento non obiettiamo che c’è anche qualcunə che non si fa problemi a dare quei salari, ma riflettiamo sulla storia deə immigratə italianə negli USA: la mafia non è stata l’unica cosa che ə nostrə connazionali portarono al di là dell’Atlantico, perché diffusero anche un’anarchia battagliera che si unì alle lotte operaie.

Pur non essendo una fan delle bombe, è facile simpatizzare con le lotte operaie di fine Ottocento e inizio Novecento: se già proviamo raccapriccio per certe condizioni di lavoro odierne – facilmente assimilabili alla schiavitù – di sicuro non si rimane indifferenti davanti a quelle deə nostrə avə. E non posso fare a meno di pensare che un certo raccapriccio per l’immigrazione attuale non possa dipendere anche un po’ dalla paura che queste persone abbiano meno remore nell’attuare il desiderio di provare a spaccare tutto per creare un mondo migliore.

Per la cronaca, il fatto che per un periodo negli USA ə italianə – come altrə immigratə recenti – fossero etichettatə come pericolosə e malvagə dipende proprio dalla compagna di odio razzista e xenofobo messa su da stampa e governo contro questə “rossə” che osavano pretendere più diritti e incitavano a rifiutare l’arruolamento nella Prima Guerra Mondiale. L’odio per l’area progressista della storia viene da lontano e sembra molto abile ad adattarsi ai tempi.

Mi sembra importante andare a ricercare queste storie, spesso edulcorate dal tempo e a volte perse nelle nebbie del desiderio di dare spazio alle storie di successo dell’imprenditore di turno, quello davvero bravo che ha tirato su un impero e che non si è fatto problemi a sfruttare il lavoro altrui.

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Valutazione del libro: quattro stelline gialle
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