Copertina di Barba di perle di Flavia Biondi: un giovane uomo con la barba guarda verso il basso con una mano sulla nuca. È a petto nudo con un doppio giro di perle.

Santo vive e lavora a Firenze. E ruba orecchini e collane nei negozi, rischiando sempre di finire male. Quando Davide, il suo pseudo-ragazzo, scopre che Santo tiene oggetti da donna in un cassetto, comincia a farsi qualche domanda, ma neanche Santo sa cosa rispondere, perché le domande che si pone sono molteplici: sulla sua identità di genere, sui pregiudizi, sull’amore e su come essere se stessi in un mondo che ci vuole tutti omologati. Forse per Santo è giunto il momento di guardarsi dentro e capirsi…

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Barba di perle è uno dei primi fumetti pubblicati di Flavia Biondi, fumettista nata in quel di Toscana che mi ripromettevo da anni di leggere. Si tratta di una storia molto breve – meno di cento pagine – ed è abbastanza sorprendente che Biondi sia riuscita a delineare una storia di questo tipo in così poco spazio.

Dico questo perché una storia dove si passa dalla più rigida chiusura nei confronti della propria identità a una timida apertura mi sembra necessitare di molto spazio. Biondi, invece, è riuscita a rendere il percorso di Santo, il protagonista, molto realistico, sia con l’accortezza di non arrivare a un coming out plateale, sia con un linguaggio visivo essenziale, ma capace di sintetizzare molto bene le sue difficoltà e le sue speranze.

Ci sono comunque delle ingenuità narrative, con parti nelle quali avrei preferito una maggiore finezza e che suonano uscite da un manuale del buon coming out e del quali persone evitare, ma in definitiva si tratta di una storia che lascia delle sensazioni estremamente positive e con alcune scelte molto felici (a partire dalla copertina, che raffigura alla perfezione il riserbo di Santo nel mostrarsi come se stesso).

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Valutazione del libro: tre stelline gialle

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