
Gli “Adagia” sono una sorta di monumentale enciclopedia della cultura classica organizzata intorno a motti, detti, proverbi della più diversa provenienza. Talvolta Erasmo si limita a riferire in poche righe il proverbio nelle varie attestazioni che gli sono note, altre volte lo stesso proverbio gli suggerisce lo spunto per considerazioni molto più articolate e ricche. Comunque, non c’è dubbio che gli “Adagia” furono il serbatoio di sapere a cui Erasmo continuò ad attingere nel corso della sua vita. Per presentarsi alla fine come uno specchio tra i più fedeli del suo pensiero e del suo credo. I quattro “Adagia” qui proposti sono tutti di natura politica. Il primo, “Re o matti si nasce”, è una riflessione che ruota attorno alla figura del Principe e all’irrazionalità o razionalità nella sua azione politica. L’adagio che invece dà il titolo al volume è tutto dedicato agli orrori della guerra e alla trasformazione dell’uomo in bestia. Dopo avere in più occasioni fatto riferimento a Ercole, l’adagio si sofferma sul fine vero della guerra: il guadagno, o meglio il rapimento e la degradazione dei beni altrui. La guerra non deve essere l’opzione da perseguire, anche nei confronti del peggior nemico (allora erano i turchi). Bisogna invece scegliere la migliore delle virtù cristiane, la carità. La chiusa da questo punto di vista è attuale ancora oggi: è comunque da preferire un turco sincero o un ebreo in buona fede a un cristiano ipocrita.

Dolce è la guerra per chi non ne ha esperienza è una piccola raccolta di alcuni Adagia, una sorta di enciclopedia di motti, detti e proverbi perlopiù provenienti dalla cultura classica: Erasmo li enuncia e poi li commenta, spiegandone il significato, dicendoci in quali opere si trovano citati e lasciandosi particolarmente andare se l’argomento gli ispirava considerazioni più articolate, fino a scrivere anche piccoli trattati.
A Erasmo i suoi Adagia piacevano tanto, al punto che li si ritrova sparsi un po’ in tutte le sue opere. Infatti, vi lavorò praticamente tutta la vita, tanto che ammontano a oltre tremila nell’ultima edizione, uscita proprio nell’anno della morte di Erasmo. In questo libriccino, Feltrinelli ne ha riuniti quattro: Re o matti si nasce, I Sileni di Alcibiade, Lo scarabeo dà la caccia all’aquila e Dolce è la guerra per chi non ne ha esperienza, che dà il nome alla raccolta.
Onestamente, non è stata una lettura entusiasmante: l’ho trovata un po’ troppo irritante e paternalista per i miei gusti. E voi mi direte, che diamine ti aspetti da un libro scritto a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento? Vero, ma mi ricordavo un Erasmo da Rotterdam molto più sbarazzino nell’Elogio della Follia. Ricordavo male io?
Può darsi perché non l’ho retto nemmeno quando parlava male della Chiesa, perché era tutto un la fede è fantastica, sono quellə che credono che sono sono peggio deə paganə (che, infatti, sono scioccobasitə davanti alla protervia con la quale ə cristianə si proclamano migliori di tuttə, ma vabbè). Anzi, a un certo punto la mia mente annoiata ha iniziato a leggere tutto con la voce di Vulvia di Rieducational Channel e da lì non sono riuscita più a prendere sul serio il povero Erasmo. Mi dispiace: forse non l’ho letto nel momento giusto.




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