
“When I was in school, everyone got to a certain age where they became interested in talking about only one thing: boys, girls and sex. Me though? I was only interested in comics.”
Growing up, Rebecca assumes sex is just a scary new thing they will ‘grow into’ as they get older, but when they leave school, start working and do grow up, they start to wonder why they don’t want to have sex with other people.
In this brave, hilarious and empowering graphic memoir, we follow Rebecca as they navigate a culture obsessed with sex – from being bullied at school and trying to fit in with friends, to forcing themself into relationships and experiencing anxiety and OCD – before coming to understand and embrace their asexual identity.
Giving unparalleled insight into asexuality and asexual relationships, How To Be Ace shows the importance of learning to be happy and proud of who you are.

How to be ace è un memoir dove Rebecca Burgess ci racconta di come sia stato crescere come asessuale in un mondo nel quale questo orientamento era ancora sconosciuto: è diviso in sei capitoli ed è altamente probabile che, se siete statə adolescenti asessuali nei primi anni Duemila, vi riconosciate in tutto o in parte nell’esperienza di Burgess.
Il memoir inizia con How to pretend to be something you’re not e racconta che, quando sei già nella categoria delle persone strane e prese di mira daə bullə, non è facile aggiungere alle stranezze anche il fatto che non stai affatto entrando nella fase del Sogno/Voglio una relazione. Figuriamoci confessare che ti annoi a morte ogni volta che si passano le ore a parlare di ragazzə, nuove coppie, coppie scoppiate e storie strappalacrime varie. Tutto il tempo e le energie che le persone allosessuali dedicano al sesso (e/o al romanticismo) tu lo passi a capire come copiare il loro comportamento in modo da mimetizzarti tra di loro.
Burgess prosegue raccontandoci di come ha cercato di avere un fidanzato. È quella la via per la felicità, no? Il problema è che con questo fidanzato a un certo punto ci si aspetta di avere un rapporto sessuale: altrimenti è palese che non si tratti di amore. La tensione tra quello che vorrebbe e quello che dovrebbe volere è tale da avere delle ripercussioni importanti sia sulla salute mentale di Burgess, sia sul benessere del suo partner, che ovviamente è ferito da questa situazione: l’impossibilità di conoscere se stessə finisce per causare un sacco di dolore che non è davvero necessario. Ci vorrà ancora un po’ di tempo prima che Burgess incroci quella parola, asessualità, e tutto inizi ad avere un senso.
How to be ace è stata una bella lettura, la testimonianza di una persona asessuale che è anche autistica, ha un disturbo ossessivo-compulsivo e non ha passato un bel momento a causa della crisi economica che l’ha accolta dopo la laurea. Eppure Burgess ci rende chiaro che tutto si affronta meglio se si conoscono i propri confini e non si ha paura di dire cosa si vuole da una relazione. Anche se non è quello che a maggior parte delle persone desidera: e va bene così.




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